La polizia sudafricana ha aperto il fuoco su migliaia di minatori in sciopero armati di machete. Nonostante questa strage, proseguono le proteste dei dipendenti della miniera di platino.
Nei giorni scorsi una decina di persone, tra cui due poliziotti, erano rimaste uccise in scontri tra sostenitori di due diversi sindacati. I disordini generali erano iniziati venerdì scorso, quando i lavoratori avevano incrociato le braccia nell’ambito di una vertenza salariale. Nel sito a 100 km da Johannnesburg lavorano oltre 3mila minatori guadagnando in media 400 euro al mese, che reclamano un aumento dello stipendio pari al triplo della paga attuale. L’azienda non intende cedere e minaccia di licenziare in massa i dipende nti se non si porrà fine alle dimostrazioni. Lo sciopero è poi degenerato in un conflitto aperto tra i membri dei due sindacati, la National Union of Mineworkers e la Association of Mineworkers and Construction Union.
Centinaia di minatori si sono radunati nuovamente nei pressi della miniera. Molti di loro erano armati di machete, bastoni e altre armi, e hanno ballato e cantato, osservati da agenti di sicurezza. La polizia ha permesso ai minatori di manifestare, mentre sono in corso trattative. La miniera è gestita dalla societa Lonmin, il terzo più grande produttore di platino del mondo.
Un’inchiesta governativa sulla strage sembra essere già stata decisa, per fare luce su uno degli episodi più gravi avvenuti in Sud Africa dalla fine dell’Apartheid e che per molti versi ricorda quel periodo. Ma oggi, a differenza d’allora, sia i poliziotti sia i manifestanti sono quasi tutti neri, come si vede anche dalle immagini. La contraddizione di colore, insomma, non appare rilevante in questo caso.
Dalle immagini diffuse dalla tv all news non è stato possibile capire che cosa ha spinto i responsabili delle forze dell’ordine, armati fino ai denti e protetti dalle tute antisommossa, ad aprire il fuoco. Le immagini diffuse in tutto il mondo hanno fatto vedere ad un certo punto un ufficiale che grida «cessate il fuoco». Subito dopo, in mezzo alla polvere, si notavano diversi corpi stramazzati al suolo, molti dei quali in una maschera di sangue.
Il presidente sudafricano, Jacob Zuma, stamattina ha lasciato d’urgenza il summit della SADC (Comunità di sviluppo dell’Africa australe) a Maputo per recarsi a Rustenburg, nei pressi della miniera di Marikana. «Il presidente ha interrotto la sua visita per andare a Rustenburg», si legge in un comunicato della presidenza sudafricana che non ha fornito ulteriori dettagli.
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