dove si è rifugiato Julian Assange, cui proprio ieri il paese andino ha concesso asilo politico. Mentre si precisano i contorni “legali” cui il governo conservatore britannico si va appigliando per sostenere le proprie minacce.
Nel messaggio alle autorità di Quito, la Gran Bretagna si riferisce a una legge del 1987, il Diplomatic and Consular Premises Act, mai applicata ma che in teoria le consentirebbe di arrestare Julian Assange all’interno dell’ambasciata. Va sottolineato che si tratta oltretutto di una legge interna inglese, non di una regolazione diplomatica accettata sul piano internazionale.
Questa legge unilaterale dà in teoria il potere di revocare lo status di una rappresentanza diplomatica se lo stato in questione «cessa di usare la sede per gli scopi della sua missione o attività consolare»; ma in ogni caso solo se questa azione è «consentita sulla base del diritto internazionale». Cosa che naturalmente non esiste. Ricordiamo che gli unici precedenti di violazione dell’immunità diplomatgica – ovvero del reciproco riconoscimento di fatto tra stati – sono avvenutintorno all’ambasciata Usa di Teheran, e comunque dopo una rivoluzione che aveva abbattuto un regime sostenuto oltre ogni limite proprio dagli Stati Uniti.
Nel messaggio la Gran Bretagna auspica che «non si arrivi a questo punto». La legge, mai usata per entrare con la forza in una ambasciata, è stata approvata dopo l’assedio del 1984 dell’ambasciata libica a Londra scattato quando qualcuno al suo interno sparò colpi di arma da fuoco che uccisero la poliziotta britannica Yvonne Fletcher. Il braccio di ferro di 11 giorni si concluse con l’espulsione dei diplomatici libici e la rottura dei rapporti diplomatici tra Londra e Tripoli. Una classica “norma ad hoc” pensata nella logica della “guerra agli stati canaglia”, ma che ora viene riciclata nei rapporti con un pacifico stato con tutti i crismi della democrazia occidentale.
Intanto, il ministero degli esteri del Perù, presidente di turno dell’Unione delle Nazioni Sudamericane (Unasur, di cui fanno parte 12 Paesi), ha convocato domenica a Guayaquil, in Ecuador, una riunione straordinaria dopo la decisione del presidente Rafael Correa di concedere l’asilo politico a Julian Assange, il leader di Wikileaks. A Washington, l’Organizzazione degli Stati Americani (Osa, 35 Stati compresi Usa e Canada) ha convocato per giovedì una riunione d’urgenza sulla «situazione tra Gb e Ecuador».
Il giorno prima della riunione dell’Unasur, i ministri degli esteri dell’Alba (Alleanza bolivariana dei popoli della Nuestra America, 8 Paesi, tra i quali, oltre a l’Ecuador, Cuba, Venezuela e Nicaragua) si riuniranno sabato sempre a Guayaquil. Lo ha reso noto successivamente il segretario generale del blocco, Rodolfo Sanz. La convocazione di riunioni urgenti delle tre organizzazioni, è stata chiesta dal governo di Quito come conseguenza delle minacce di Londra.
È da sottolineare come le tre organizzazioni riflettano livelli di rapporti e alleanze assai diversi tra loro.
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