L’Ilva intende procedere alla messa in cassa integrazione ordinaria di duemila lavoratori dell’area a freddo dello stabilimento di Taranto a partire dal 19 novembre prossimo. L’azienda lo ha comunicato ai sindacati Fim, Fiom e Uilm. La cassa integrazione dovrebbe durare 13 settimane. I reparti interessati sono: tubificio longitudinale 1-2 rivestimenti, area Iaf impianti a freddo, treno lamiere, treno nastri 1, officine e area servizi. Si tratta di reparti per nulla coinvolti dall’ordinanza della magistratura che ne ha ordinato la chiusura e la bonifica per mettere fine all’avvelenamento della popolazione di Taranto. Il pretesto invocato dalla direzione aziendale pare sia l”assenza di commesse per i grandi tubi determinata anche dalla situazione di incertezza produttiva in cui si trova l’azienda. In realtà la decisione dell’Ilva appare come una vera e propria rappresaglia contro i lavoratori in sciopero dal 30 ottobre, soprattutto al reparto Mof e un clava calata sul piatto delle tesissime relazioni industriali e sindacali all’interno dello stabilimento e della direzione dell’Ilva con la magistratura. I lavoratori del presidio intanto hanno deciso di prolungare lo sciopero fino a domenica mattina chiamando tutte le forze a Taranto per una manifestazione nel primo pomeriggio di sabato 10 novembre.
Continuano intanto ad essere al calor bianco i rapporti tra i sindacati presenti all’Ilva, soprattutto dopo la morte del giovane operaio Claudio Marsella nel reparto Mof. Secondo il segretario generale della Fiom-Cgil di Taranto, Donato Stefanelli, il clima di incertezza sta creando grandi tensioni tra i lavoratori, e alcuni ex sindacalisti (Fiom) stanno “cavalcando” questa protesta in modo strumentale». Il riferimento è molto probabilmente al comitato “Cittadini e lavoratori liberi e pensanti” e all’Usb (Unione Sindacale di Base), che il segretario della Fiom definisce «due facce della stessa medaglia: dal giorno che è morto Claudio Marsella è in atto una campagna denigratoria nei confronti di Fim, Fiom e Uilm. Ci addebitavano la morte dell’operaio, ci chiamavano “assassini”. Nel pomeriggio ci fu un sit-in sotto la sede dei sindacati e poi l’occupazione del palazzo, che richiama tempi davvero bui. In questa città c’è lo stesso clima di istigazione all’odio che in passato è degenerato in episodi di violenza. Per questo diciamo “basta”, e invitiamo tutti al buon senso”. “Non siamo interessati alle polemiche fra sindacati per strappare qualche consenso in più, qui c’è di mezzo la vita della gente, in fabbrica e in città e il buon senso vorrebbe che, a partire dal drammatico omicidio di Claudio Marsella, si aprisse una riflessione complessiva e collettiva sullo stato della sicurezza al MOF e negli altri reparti dell’ILVA e sui danni che il folle modo di produzione adottato hanno prodotto ai lavoratori dello stabilimento e ai cittadini di Taranto invece di giocare al solito scarico di responsabilità – replica Pierpaolo Leonardi dell’esecutivo nazionale della Usb.
“Fim Fiom Uilm delirano di istigazione all’odio accusando l’USB di fomentare i lavoratori del MOF contro di loro. L’Unione Sindacale di Base, una confederazione nazionale con centinaia di migliaia di iscritti in tutto il paese e in tutte le categorie e non un “movimento di base” come affermato dai sindacalisti dell’Ilva con l’intento di sminuire il valore dello sciopero in corso, sta semplicemente facendo quello che ogni organizzazione sindacale dovrebbe fare: difendere i lavoratori e non l’azienda di fronte ad un omicidio sul lavoro imputabile anche agli accordi sulla sicurezza stipulati da FIM, FIOM e UILM” è il commento di Leonardi alle dichiarazioni rese in conferenza stampa dai sindacalisti di Fim, Fiom e Uilm. E sull’appello per la manifestazione di sabato a Taranto, l’Usb annuncia la propria disponibilità a farne un appuntamento che non riguarda solo i lavoratori e i cittadini tarantini: “Sabato saremo a Taranto – conclude Leonardi – non solo per essere vicini ai lavoratori del MOF e di tutta l’ILVA nel loro dolore e nella loro rabbia per l’omicidio di Claudio, ma anche per affermare il diritto dei lavoratori a sbarazzarsi dei sindacati compiacenti e a ricostruire il sindacato che serve e sostenere la richiesta di ritiro dell’accordo del 2010”. I lavoratori e gli iscritti stanno già prenotando i pullman in diverse città per essere sabato prossimo alla manifestazione di Taranto.
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