Aggiornato alle 17.20
Mentre Francia e Germania chiudono per precauzione le ambasciate in una ventina di Paesi del mondo musulmano, dopo la preghiera del venerdì migliaia di manifestanti scendono in strada per protestare contro il film americano e le vignette francesi che offendono la figura del profeta Maometto.
Salgono a 15 i morti in Pakistan, oltre 200 i feriti. Nei dieci giorni di manifestazioni, sono oltre 40 i morti negli scontri tra forze di polizia e manifestanti. La domanda che resta è se sia lecito chiamare “satira” o “libertà d’espressione” delle offese di bassa lega a religioni altrui. La satira è critica costruttiva, è beffa del potere di cui sa mostrare le contraddizioni, è presa in giro ragionata e volta al cambiamento positivo.
EGITTO. Decine di manifestanti sono partiti dalla Moschea Makram al Cairo diretti verso l’mabasciata francese, per protestare contro le vignette osé sul profeta Maometto pubblicate dal settimanale “Charlie Hebdo”. Francia e Germania hanno chiuso le rispettive ambasciate nella capitale egiziana per evitare attacchi da parte dei manifestanti.
Ieri i Fratelli Musulmani, partito al governo in Egitto, ha ufficialmente chiesto alla Francia di impedire la pubblicazione delle vignette in questione, “in particolare dopo che la magistratura francese ha adottato misure contro la rivista che ha pubblicato foto offensive di Kate Middleton”. Questo l’appello del presidente Morsi: se avete ritirato le foto di Kate in topless, fate altrettanto con foto che insultano milioni di fedeli.
PAKISTAN. Da questa mattina sono in corso scontri tra manifestanti e polizia in Pakistan, nella capitale Islamabad, a Peshawar e a Karachi, durante le proteste contro film e vignette anti-Islam. Finora si contano 15 vittime. Tra loro Mohammad Amir, autista della televisione pachistana ARY TV, colpito da un proiettile mentre accompagnava un giornalista sul luogo delle manifestazioni a Peshawar dove sono stati dati alle fiamme due cinema.
Morti anche a Karachi (tra loro un poliziotto) dove manifestanti armati si sono scontrati con 15mila poliziotti. Da oltre una settimana il Pakistan è teatro di manifestazioni di protesta, con un bilancio di tre vittime.
LIBIA. Prevista una marcia pacifica a Bengazi contro i gruppi islamici considerati responsabili dell’assalto all’ambasciata americana della scorsa settimana.
MALAYSIA. Migliaia le persone scese in strada a Kuala Lumpur: i manifestanti hanno marciato verso l’ambasciata americana e bruciato bandiere a stelle e strisce.
IRAQ. Circa 300 persone hanno partecipato alla protesta nella città meridionale di Bassora organizzata da gruppi sciiti. Alcuni manifestanti hanno issato bandiere irachene e poster del leader iraniano Khameini urlando “Morte all’America”.
SRI LANKA. Nella capitale circa 2000 manifestanti hanno bruciato alcune bandiere amiricane e le foto del presidente Barack Obama chiedendo agli Stati Uniti di mettere albando il film.
BANGLADESH. Più di 2000 persone hanno marciato per le strade della capitale Dhaka bruciando le foto del presidente americano e la bandiera francese – per protesare contro la pubblicazione delle immagini del profeta Mohammad.
LIBANO. Migliaia di persone si sono radunate nella Beka’a Valley per partecipare alle proteste organizzate dal movimento sciita Hezbollah. Non sono stati registrati scontri.
PALESTINA. Decine di giovani palestinesi si sono ritrovati questa mattina di fronte agli uffici dell’Unione Europea a Ramallah. Non per protestare contro vignette e film blasfemi, ma per manifestare contro le politiche economiche e commerciali di Bruxelles. Martedì, infatti, il Parlamento Europeo ha dato il via libera all’approvazione dell’ACAA, accordo commerciale che elimina barriere e limitazioni alle società israeliane. “Non vogliamo euro né dollari, vogliamo rivoluzioni e rivoluzionari”, uno degli slogan cantati dai manifestanti. Alcuni funzionari europei hanno tentato di rispondere ai manifestanti che però si sono rifiutati di ascoltarli.
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