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Panama: insurrezione popolare contro le privatizzazioni, ucciso un bambino

E’ di un bambino di nove anni morto e di una trentina di manifestanti gravemente feriti il bilancio provvisorio della repressione che da venerdì ha investito la popolazione della città di Colòn, nel centro di Panama. Durante gli scontri con la popolazione la Polizia ha usato ingenti quantità di lacrimogeni per disperdere la folla ed ha anche usato le armi da fuoco. Al termine della giornata di venerdì gli arrestati erano circa 80.

Il bambino è morto a causa di un colpo di arma da fuoco che lo ha colpito all’addome. Mentre gruppi di giovani assaltavano e saccheggiavano i punti vendita di grandi catene commerciali e incendiavano alcuni bancomat, migliaia di persone hanno marciato nel centro di Colòn erigendo barricate con pneumatici dati alle fiamme.

Nel tentativo di bloccare la collera popolare il governo ha dichiarato il coprifuoco a partire dalle ultime ore del pomeriggio fino all’alba, ma gli scontri e le manifestazioni sono continuati. E anche sabato in un clima di forte militarizzazione centinaia di persone sono di nuovo scese in piazza, questa volta senza incidenti.

Una vera e propria insurrezione popolare è scattata venerdì quando migliaia di persone sono scese in piazza contro una legge promulgata lo stesso giorno dal presidente della Repubblica di Panama, Ricardo Martinelli, che autorizza lo stato a vendere terreni all’interno della cosiddetta Zona Libera di Colòn, una zona ‘tax free’ creata nel 1948 per sfruttare l’enclave del canale che divide in due l’istmo. Migliaia di compagnie e aziende di tutto il pianeta hanno nel frattempo basato in questa enclave le loro attività e ora altre ne potranno arrivare in seguito alla liberalizzazione decisa da Marinelli.

Finora per affittare i terreni dello Stato sui quali basare le proprie attività di compravendita di merci esenti da imposte le circa 3000 imprese straniere presenti pagavano 33 milioni di dollari ogni anno. Ma ora il governo di destra del paese ha deciso per la svendita dei terreni che la popolazione considera giustamente un ‘bene comune’, rinunciando agli introiti e a parte del controllo che finora esercitava sull’area.

Durante le manifestazioni sono state assaltate e danneggiate anche alcune proprietà del presidente della ZLC, Leopoldo Benedetti. I sindacati e anche l’associazione degli industriali del piccolo paese centroamericano hanno intimato al governo di ritirare il decreto, minacciando in caso contrario uno sciopero generale nella zona di Colòn.

Da parte sua Martinelli ha denunciato ‘la strumentalizzazione politica’ delle proteste ed ha accusato un cittadino panamense ‘di origini palestinesi, legato alla guerriglia colombiana e al narcotraffico’ di essere il promotore dei disordini.

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