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Sudafrica: nuovi scontri tra minatori e polizia

Pochi giorni fa le agenzie di stampa di tutto il mondo avevano riferito della fine della maggior parte delle proteste e degli scioperi che vedono per protagonisti i minatori in Sudafrica ormai da agosto. Anche il mercato del metallo giallo e del platino aveva tirato un sospiro di sollievo e il prezzo dei minerali preziosi era leggermente sceso rispetto ai record dei mesi scorsi.

Ma poi nelle ultime ore la versione ottimistica dei media è stata smentita, come è avvenuto più volte in questi mesi, dalle notizie che provenivano dalle miniere sudafricane. Ieri in diverse miniere della regione di Rustenburg, nel Sudafrica nord-orientale ci sono stati violenti scontri tra lavoratori e polizia. In alcuni casi la tensione sarebbe ricominciata a salire quando gruppi di minatori contrari alla fine dello sciopero prima che siano stati ottenuti aumenti salariali hanno tentato di impedire ai loro colleghi di ricominciare a lavorare.

Gli scontri più cruenti sono avvenuti nei pressi di alcune miniere di Anglo American Platinum, il primo produttore mondiale di platino, i cui impianti sono fermi dal 12 settembre. A Rustenburg la polizia è intervenuta durante la notte, dopo che una centrale elettrica presso la miniera era stata data alle fiamme per impedire che le operazioni di estrazione riprendessero. Gli agenti hanno usato lacrimogeni, granate assordanti e pallottole di gomma contro i lavoratori che hanno risposto agli attacchi realizzando barricate e lanciando pietre e altri oggetti contro gli agenti. Alla fine molti minatori sono rimasti feriti, alcuni in modo grave.

La multinazionale aveva provocatoriamente offerto la riassunzione di 12.000 minatori licenziati a inizio ottobre a condizione che avessero ripreso il lavoro immediatamente, senza tener conto di nessuna delle rivendicazioni salariali che avevano portato all’inizio della protesta. E quindi la ‘proposta’ era stata respinta dai sindacati più combattivi e dalla maggior parte dei lavoratori.

Secondo il responsabile sudafricano della Commissione giustizia e pace, intervistato dall’agenzia Misna, moltissimi lavoratori del settore minerario si sono avvicinati alla più indipendente “Association of Mineworkers and Construction Union”, prendendo le distanze dal National Union of Mineworkers, il sindacato finora maggioritario considerato troppo legato al governo. L’esecutivo guidato dall’African National Congress (Anc) sta premendo sia sulle imprese che sui sindacati perché i minatori tornino al lavoro e perché si compongano poi le vertenze sindacali attraverso gli strumenti della contrattazione collettiva.

Intanto uno studio realizzato a partire dai dati del censimento 2011 dimostra che negli ultimi dieci anni il reddito medio dei sudafricani neri è aumentato del 169%. Ma anche che i cittadini bianchi continuano a guadagnare in media sei volte di più. A 18 anni dalla fine dell’apartheid le statistiche confermano la rapida ascesa di una classe media nera, ma indicano anche che oltre 2 milioni di persone, per la quasi totalità di pelle scura, vivono ancora nelle bidonville presenti alle periferie delle grandi città. Nel 2011, il Sudafrica ha registrato 51,8 milioni di abitanti, quasi sette milioni in più rispetto al 2001, di cui quasi otto su dieci sono recensiti come “neri” e meno di uno su 10 come “bianchi”. Anche le cifre sulla disoccupazione evidenziano una spiccata disparità razziale, con circa il 50% dei disoccupati neri contro il 10% dei bianchi.

Una situazione che la mancanza di riforme strutturali da parte dell’Anc rischia di incancrenire scatenando una conflittualità sociale crescente, come dimostra ciò che accade nel settore minerario, uno dei più redditizi per il paese, gestito però da multinazionali straniere. 

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