“La sanità pubblica si difende, non si vende”. Con questo slogan centinaia di migliaia di camici bianchi – medici, infermieri – ma anche altri lavoratori e cittadini hanno marciato nelle principali città dello stato spagnolo, contro i piani di privatizzazione e i pesantissimi tagli del governo Rajoy e di quelli regionali a quello che fino a qualche tempo fa era uno dei fiori all’occhiello dello stato sociale del paese.
Solo a Madrid hanno sfilato a decine di migliaia, moltissimi dei quali indossando i loro camici bianchi da lavoro: ben quattro i cortei che hanno attraversato il centro della capitale partendo da altrettanti ospedali. Per poi riempire la centralissima Plaza de Cibeles, dove la rabbia dei lavoratori era palpabile.
”Siamo qui per due motivi, perch‚ i tagli sono dannosi per i servizi sanitari dei cittadini e perché le condizioni di lavoro del personale peggiorano”, dice Jaime Rodriguez, un giovane medico 33 anni, specializzato in geriatria, all’ospedale di Leganes, in un sobborgo Madrid.
I tagli colpiscono non solo i lavoratori – già un migliaio hanno perso il posto – ma soprattutto i pazienti anziani e quelli che non sono in grado di pagare i ticket o addirittura costosissimi interventi nelle strutture private, che naturalmente vanno a gonfie vele. Jaime Rodriguez fa l’esempio di “un paziente di 90 anni che ha trascorso cinque giorni di emergenza perché non c’era un letto libero”. ”I tagli sono visibili anche nella fornitura di prodotti farmaceutici, diventata insufficiente” denuncia invece ai giornalisti Daniel Domingo, gastroenterologo di 34 anni presso l’ospedale periferico di Parla. A causa dei tagli alcuni dei laboratori in dotazione ai singoli ospedali sono stati chiusi, accorpando i servizi per più nosocomi, con il risultato che per avere i risultati delle analisi cliniche sui pazienti passano giorni, a volte settimane, ritardando le cure.
Per diverse settimane, alcuni dei 20 ospedali di Madrid e della sua regione sono stati occupati dal personale per denunciare la decisione del governo regionale di privatizzare sei di queste strutture come previsto nell’ambito dei tagli al bilancio per il 2013.
Nella capitale altre proteste sono in programma per i prossimi giorni, e uno sciopero generale di tutta la sanità pubblica è stato proclamato in tutto il paese per il 26 e 27 novembre e poi ancora per il 4 e 5 dicembre.
Altre decine di migliaia di persone – 80 mila secondo gli organizzatori – sono scese in piazza ieri anche a Barcellona, gridando slogan non solo contro l’austerity di Rajoy ma anche contro i diktat dell’Unione Europea e i tagli decisi dal governo regionale guidato dal regionalista liberale Artur Mas.
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