I due ex-generali turchi promotori del colpo di stato del 1980 che sono ancora in vita, l’ex-capo della giunta militare e poi presidente della repubblica Kenen Evren, oggi 95enne, e l’allora capo dell’aeronautica Tahsin Sahinkaya, 86 anni, hanno rivendicato ieri davanti ai giudici di Ankara di avere fatto solo il loro ”dovere” e di avere salvato il paese dall’anarchia.
I due alti ufficiali – ricoverati in cliniche militari di Ankara e Istanbul – sono stati sentiti dalla corte in videoconferenza, sdraiati sui loro letti di ospedale, nell’ambito del processo iniziato ad aprile per il golpe del 12 settembre 1980, il terzo in 20 anni compiuto dalle forze armate turche.
Stando all’atto d’accusa, durante il governo dittatoriale della giunta golpista vennero arrestate 650mila persone, ci furono 517 condanne a morte dopo processi sommari, decine di persone morirono sotto tortura o scomparirono nel nulla. Per non parlare dei 30.000 lavoratori licenziati, dei 30.000 esuli all’estero, di 4.000 docenti espulsi dalle università.
Le vittime dei militari di estrema destra furono soprattutto dissidenti politici di sinistra, sindacalisti, intellettuali, esponenti delle minoranze curda e armena. Evren ha negato di avere ordinato le torture, peraltro pratica corrente nel paese in quegli anni e anche dopo la fine della dittatura. ”Non abbiamo nulla a che vedere con la tortura” ha detto ai giudici. Sahinkaya ha affermato che le forze armate avevano agito per ”dovere” verso il fondatore della repubblica turca Mustafa Kemal Ataturk e per amore della patria, per ”proteggere il popolo” mentre il paese stava sprofondando nell’instabilità e nella violenza politica. ”Abbiamo fatto la migliore cosa possibile allora” ha affermato.
L’ex-generale ha rifiutato di rispondere alle domande delle parti civili sostenendo che ”la Corte non é abilitata a giudicarci”: colpo di stato, ha rivendicato, ”é un avvenimento importante che ha il suo posto nella storia della Turchia e del mondo. Gli avvenimenti storici possono essere giudicati solo dalla storia”. Anche Evren, rimasto al potere fino al 1989 – dal 1982 come presidente della repubblica – ha sostenuto che il golpe era stato deciso per salvare il paese dal caos. Nel 1982 la giunta militare aveva introdotto una nuova costituzione di stampo autoritario, tuttora in vigore con diversi emendamenti in Turchia. Il processo ai due anziani generali é stato reso possibile dalla revoca della loro immunità decisa solo nel 2010 dal governo del premier islamico nazionalista Recep Tayyip Erdogan, protagonista dal 2002 di un duro braccio di ferro con l’establishment militare. Centinaia di generali e di alti ufficiali sono attualmente in carcere, condannati o tuttora sotto processo per due presunti tentativi di golpe contro il governo islamico. Negli anni scorsi, prima dell’affermazione di Erdogan, varie volte partiti islamici sono stati messi fuori legge dal governo di Ankara anche dopo la fine della dittatura. E il processo iniziato l’altro ieri a carico degli unici due generali superstiti autori del golpe del 1980 appare come una vera e propria vendetta postuma della nuova oligarchia islamista contro un potere – quello militare – che ha sempre tentato di estromettere i primi dal potere, con mezzi legali e illegali.
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