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Morsi cancella il decreto, ma l’Egitto non si placa

Il presidente Morsi fa un passo indietro: cancellato (temporaneamente) il decreto emesso il 22 novembre con il quale la presidenza si auto-attribuiva poteri speciali, a danno della magistratura. 

Ieri Morsi ha annunciato la cancellazione del decreto che ha provocato manifestazioni di massa in tutto il Paese: scontri e marce stanno infiammando l’Egitto da settimane, e hanno già provocato sette morti e decine di feriti. A far esplodere la rabbia popolare, anche la decisione di proporre per il 15 dicembre un referendum sulla bozza di Costituzione, ritenuta dalle opposizioni il frutto esclusivo della maggioranza islamista.

Il referendum si farà, ha confermato uno dei leader dei Fratelli Musulmani, Selim al-Awa: è la legge che prevede il voto entro due settimane dalla presentazione al presidente egiziano del testo costituzionale. Secondo numerosi osservatori, la decisione di sospendere il decreto sarebbe volta a placare la collera della magistratura: riconsegnando al potere giudiziario le sue prerogative, i giudici potrebbero accettare il referendum del 15.

L’annuncio giunge dopo l’apertura dello stesso Morsi, che ieri aveva invitato al dialogo le forze di opposizione laiche. Gran parte dei leader del Fronte Nazionale di Salvezza ha rispedito l’invito al mittente e ha deciso di non prendere parte agli incontri di pacificazione nazionale.”La nuova costituzione non risponde a quelle che sono le richieste del popolo”, ha commentato George Issac, membro del Constitution Party, aggiungendo che le opposizioni sono pronte a intensificare la pressione politica nei confronti della Fratellanza.

Neppure la cancellazione del famigerato decreto calma gli animi: il Fronte Nazionale ha definito l’annullamento solo un modo per salvare la faccia di un governo in bilico. “La costituzione non rappresenta l’intero popolo egiziano, ma solo il presidente e il suo gruppo”, ha detto il portavoce Tareq al-Khouli.

Intanto proseguono le proteste: venerdì le manifestazioni hanno avuto un tono più contenuto, dopo l’uccisione di sette persone negli scontri dei giorni precedenti. Ma le opposizioni non mollano e hanno organizzato altri cortei verso il palazzo presidenziale, simbolo – secondo le forze laiche – del nuovo potere faraonico di Morsi. 

Manifestazioni sono previste anche per oggi, sia da parte delle opposizioni che da parte di sostenitori dei Fratelli Musulmani. “Chiamiamo i giovani egiziani a tenere manifestazioni pacifiche e sit-in in tutte le piazze dell’Egitto fino a quando le nostre richieste saranno accolte”, ha detto Mohamed Abu al-Ghar, leader del Fronte Nazionale. Tra le richieste, lo smantellamento delle milizie organizzate, inchieste serie e trasparenti sulle violenze dei giorni scorsi e, naturalmente, la cancellazione del referendum costituzionale.

I Fratelli Musulmani, al contrario, hanno pensato ad una catena umana di fronte al loro quartier generale al Cairo. Niente pace per l’Egitto.

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