Dal prossimo settembre il numero delle facoltà nelle università greche sarà ridotto dalle attuali circa 500 unità a 350, ovvero quasi del 30%: lo ha detto al quotidiano Kathimerini il ministro della Pubblica Istruzione, Constantinos Arvanitopoulos, sottolineando che il piano non subirà ritardi, anche se i docenti hanno chiesto 12 mesi di proroga.
Il ministro ha inoltre insistito sul fatto che ciò non provocherà la riduzione del numero degli studenti che saranno accettati negli atenei. La scorsa estate sono stati poco piu’ di 80mila gli universitari ammessi agli esami. ”Le fusioni e le soppressioni delle facoltà saranno effettuate in base a criteri scientifici, operativi e di crescita”, ha detto Arvanitopoulos aggiungendo che non ci saranno piu’ facoltà che porteranno gli studenti ”diritti verso la disoccupazione”. La mannaia sul numero di facoltà fa parte delle politiche di riduzione di spesa del governo di Nuova Democrazia, Socialisti e Sinistra Democratica per venire incontro alle richieste dei creditori internazionali -troika in testa – in cambio della concessione dei cosiddetti ‘aiuti’ economici.
La relativa legge venne varata ai primi di agosto e in quell’occasione Arvanitopoulos affermò che “è impossibile per un Paese (come la Grecia) con una popolazione di 11 milioni di persone, permettersi circa 40 atenei quando altre nazioni, come Israele, ne hanno solo sette o otto”. Naturalmente il ministro ha sorvolato sul fatto che riducendo il numero di facoltà gli studenti greci dovranno fare lezione in aule sovraffollate o lavorare in laboratori insufficienti. E comunque alcune migliaia di loro dovranno spostarsi nelle grandi città, sostenendo ingenti spese che in molti casi non si possono permettere, mentre fino ad ora potevano realizzare la carriera universitaria nella propria città oppure a distanze molto brevi.
Intanto la propaganda del governo cerca di far intendere ai greci che l’aumento delle tasse in preparazione colpirà soprattutto i lavoratori autonomi – e in particolare i liberi professionisti – tradizionalmente poco avvezzi a dichiarare i loro reali guadagni e a pagare il dovuto. Dice infatti l’esecutivo che saranno loro a pagare la maggior parte delle nuove imposte che verranno implementate nei prossimi due anni per rispettare gli impegni presi con l’UE, la BCE e il FMI. Ma in realtà si scopre che solo 1,3 miliardi di nuovi introiti è previsto che provenga dai lavoratori autonomi e dai liberi professionisti, su un totale di 3 miliardi previsti. Il che vuol dire che a pagare il restante miliardo e settecento milioni saranno i lavoratori dipendenti, già ampiamente salassati in anni di tagli agli stipendi e alle pensioni e allo stato sociale. Inoltre l’abolizione delle agevolazioni fiscali (rimarranno in vigore solo sconti per le spese sanitarie, donazioni per beneficenza e alcune spese per i figli) porterà nelle casse dello Stato un extra di 237 milioni di euro provenienti dalle tasse pagate dai lavoratori dipendenti e dai pensionati mentre le riduzioni degli assegni familiari procureranno all’erario 230 milioni. Anche gli agricoltori dovranno sborsare 282 milioni di euro in più a causa della riduzione del loro rimborso Iva e di un aumento al 13% delle tasse sui loro redditi ed avranno anche per la prima volta l’obbligo di tenere i libri contabili. In governo varera’ inoltre altri aumenti di imposte indirette e contributi sociali, che riguardano tutti i settori della società, per un valore di circa 700 milioni di euro.
Intanto si aggrava sempre di più la crisi del servizio sanitario nazionale. I farmacisti di tutta la Grecia hanno deciso di perseverare nella decisione di non concedere gratuitamente i medicinali agli assistiti dell’Ente nazionale greco per la Prestazione dei Servizi Sanitari (Eopyy) perché, “non é stata ancora conclusa la procedura di pagamento degli arretrati” da parte dello stato.
Continuano la loro eclatante protesta anche i lavoratori aderenti alla Federazione ellenica dei dipendenti delle Autonomie locali (Poe-Ota) che continuano ad occupare centinaia di uffici pubblici e ministeri per impedire agli enti locali di stilare le liste di dipendenti da mettere in cassa integrazione e poi da licenziare. Nei circa 250 uffici occupati da settimane stamattina sono in corso le assemblee dei dipendenti comunali.
L’inverno greco si preannuncia molto, molto lungo. E gelido.
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