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“Compagna” Marilyn, la faccia bella dell’America

In assenza di notizie certe sulle sue idee, ci resta solo il forsennato lavorio spionistico di quei malati di mente messi a comandare l’Fbi in piena ondata maccartista. I loro bersagli, non per caso, erano tutte le figure di primo piano, eccentriche rispetto all’America wasp finto perbenista. Oltre a sindacalisti e semplici lavoratori, beninteso. Una sindrome da handicappati culturali che vedeva “il nemico” in ogni segnale sociale o icona di cui non riuscivano ad afferrare il senso, la grandezza, la drammaticità.

L’Fbi ha ripubblicato i documenti su Marilyn Monroe, rimuovendo decine di omissis relativi alle operazioni di sorveglianza sulla diva per i suoi legami con i comunisti. Un’ampia parte dei dossier, ottenuta da Associated Press, si concentra infatti sul viaggio in Messico fatto dalla Monroe nel 1962 e sulla sua nascente amicizia con Frederick Vanderbilt Field, che era stato diseredato dalla sua ricca famiglia per le sue idee di sinistra. Field fu la guida della Monroe nel viaggio, durante il quale la donna acquistò mobili per la sua nuova casa. Secondo i documenti tra i due ci sarebbe stata “una reciproca infatuazione”, che ha portato non poche preoccupazioni tra i più stretti collaboratori dell’attrice, in particolare del suo terapeuta. L’autobiografia di Field racconta di alcune delle idee politiche di Marilyn. “Ci ha parlato – si legge – dei suoi sentimenti forti per i diritti civili, per l’uguaglianza dei neri, come pure della sua ammirazione per ciò che è stato fatto in Cina, della sua rabbia contro maccartismo e del suo odio contro J. Edgar Hoover”, all’epoca direttore dell’Fbi. Sotto la vigilanza di Hoover, l’agenzia investigativa federale ha tenuto sotto controllo la vita politica e sociale di molte celebrità, tra cui Frank Sinatra, Charlie Chaplin e di Monroe ex marito Arthur Miller.

La notizia per come è stata riportata da La Presse

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