Menu

Tunisia: gli islamici “moderati” hanno gli squadroni della morte

Oltre alla dilagante disoccupazione, che continua a provocare violenti moti popolari come negli ultimi giorni a Ben Guerdane, un’altra notizia sta inquietando non poco i tunisini laici e democratici. 
Recentemente il quotidiano online Nawaat ha svelato, investigando su una serie di arresti per una apparentemente banale vicenda di acquisto di armi clandestine, che nel paese ambienti vicini al partito Ennahda hanno costituito una sorta di rete clandestina con il compito di svolgere lavori sporchi di intelligence, tra i quali le eliminazioni fisiche di uomini d’affari ostili o di giornalisti troppo impiccioni.
Tutto è cominciato alla fine di dicembre quando la polizia giudiziaria ha fatto irruzione, trovandovi un certo quantitativo di armi e munizioni, in alcuni locali di proprietà di un uomo d’affari, Fathi Dammak, dedito al commercio, e al contrabbando, con la Libia.
Dal sequestro di armi e dalle indagini su provenienza e futuro utilizzo, le accuse formulate contro Dammak hanno avuto un’inattesa evoluzione, perché gliene sono costate altre e ben più gravi, legate ad una misteriosa organizzazione che aveva pianificato l’uccisione di imprenditori e giornalisti, non a caso tutti dichiaratamente laici.
Ma anche il finanziamento della “Lega per la protezione della rivoluzione”, un organismo paramilitare emanazione di Ennahda che a partire dall’estate del 2012, col pretesto di difendere i valori della rivoluzione contro il dittatore laico Ben Alì, si è resa protagonista di numerosi atti di violenza e di intimidazione, e anche di veri e propri assalti a sedi di partiti e sindacati di sinistra. Uno dei quali ha provocato la morte di un sindacalista a Tataouine. Le indagini di Nawaat hanno imboccato la pista di una struttura paramilitare parallela al ministero dell’Interno, le cui leve sono saldamente nelle mani di ‘nadhaouisti’, facendo quindi sorgere inquietanti interrogativi sulla strategia dei nuovi padroni della Tunisia. Man mano che l’inchiesta procedeva sono arrivate altre conferme del filo doppio che legava Ennahda alla struttura segreta. Come il ricorrere di nomi di esponenti o sostenitori del partito. 

Che a questo punto appare assai meno ‘moderato’ di quanto aveva voluto far credere durante una campagna elettorale finanziata non solo da una parte dell’elite islamista tunisina, ma anche dai governi dei paesi arabi governati dalla Fratellanza Musulmana.

- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

Ultima modifica: stampa

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *