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Come e peggio della spogliata del dicembre 2011. Stessi bastoni, stesso sadismo criminale, identica foga nel sopraffare e annullare quel corpo nudo trascinato come uno straccio, trattato come un cadavere di Auschwitz. Accade al Cairo a tarda sera, stavolta nei pressi dell’intoccabile palazzo presidenziale di Ittihadiyyah, già teatro di scontri e morti ai primi di dicembre. Preso nuovamente a simbolo di un Capo di Stato che assume le chiusure violente del cieco raìs. Al-Hayat Channel cattura una sequenza che diventerà l’incubo di Mursi alla stregua e forse più dei cinquanta morti dei giorni scorsi. Negli scontri di ieri si conta un solo cadavere ma stavolta sarà difficile per il Presidente additare teppisti, criminali prezzolati o black bloc. Come Tantawi fu per mesi inseguito dai fotogrammi dell’attivista spogliata e umiliata nei pressi di Tahrir e dagli omicidi di Emad Effat, Mina Daniel e dei 72 caduti dello stadio a Port Said, Mursi è ormai nell’occhio del ciclone per i martiri e l’odierna umiliazione prodotti da una polizia che lo difende come proteggeva Mubarak.
La piazza torna protagonista e va oltre chi la convoca e non riesce, non sa e non può guidarla. Il Fronte Nazionale di Salvezza che gioca a rimpiattino con Mursi sui possibili passi di accordo e disaccordo, con diktat parolai privi di programma è nel bene e nel male totalmente scavalcata dai ragazzi impavidi e disperati della strada. L’abbiamo già affermato: il pericolo che il loro coraggio e il disprezzo della vita con cui nuovamente affrontano i proiettili delle Forze dell’Ordine – ricomparsi come nel febbraio di due anni or sono – possa tramutarsi in altrettanta violenza anche fine a se stessa è alto. L’esempio del recente saccheggio di quel simbolo del lusso che è l’hotel Semiramis, a due passi dall’ambasciata statunitense nel cuore del Cairo, è sintomatico. Ma è questa la piazza che ha ripreso a combattere e lo fa contro il potere della Fratellanza e oltre le mire di potere dei leader della triade dell’opposizione (ElBaradei-Moussa-Sabbahi) che poca presa hanno sull’avanguardia combattente. Chi userà chi? E cosa farà? Sono le incognite dei giorni a venire.
Eppure il cemento al desiderio dell’originaria Primavera che non vuol farsi irregimentare dalla real politik islamica dei Fratelli, accettata e ora difesa da Washington, né ama i trasformismi che vede politici del passato proporsi per il futuro passa ancora una volta attraverso il contrasto coi poteri forti. La lobby di Esercito e Polizia naturalmente. Sempre fortissima. Il milione di divise che continuano a conservare status quo e privilegi e a nutrire almeno cinque milioni di famiglie occupate nell’indotto che lavora con questa “multinazionale” non scardinata dal cambio di regime. E spera di continuare a farlo. La Confraternita mesi fa ha stabilito un compromesso con la lobby che va ben oltre i ruoli istituzionali attualmente occupati da alcuni Fratelli di rango. Deriva da qui lo zelo nel punire esemplarmente i riottosi rivoltosi. Assieme all’unico decreto che la “rivoluzione” non ha mai messo in discussione: la legge del più forte che parla tuttora il linguaggio della repressione.
Enrico Campofreda, 2 febbraio 2013
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