L’uomo, che non riusciva più a pagare le rate del mutuo, aveva già ricevuto l’ordine di sfratto. Negli ultimi 18 mesi almeno una dozzina di persone nel Paese, in gran parte disoccupati, si sono tolte la vita di fronte alla crescente pressione dei debiti contratti con le banche per l’acquisto della casa.
La vittima è Francisco J. Lema Breton, un ex operaio edile, membro tra l’altro di un coordinamento “Stop desahucios” composto da attivisti che negli ultimi tempi si dedica a contrastare gli sfratti e a denunciare il ruolo nefasto delle banche. Il coordinamento è finora riuscito a ritardare e ad evitare centinaia di sfratti per insolvenza in tutta la Spagna ma non ha potuto evitare la tragedia di Cordoba.
Dopo essere riuscito a comprare e a ristrutturare integralmente una casa grazie alla ‘concessione’ di un mutuo, l’uomo era rimasto senza lavoro a causa della forte crisi del settore immobiliare e, nonostante la confisca dell’abitazione, non aveva esaurito il debito da restituire all’istituto di credito, che gli aveva concesso un contratto di affitto in un’altra casa dopo avergli sequestrato la sua. Ma dopo la vendita all’asta dell’abitazione la banca aveva comunicato al disoccupato che doveva all’istituto ancora 22 mila euro.
Soffocato dai debiti e delle minacce della banca, Breton aveva già tentato nei mesi scorsi di suicidarsi davanti alla filiale dell’istituto, assestandosi una coltellata nel collo. Un gesto disperato, eclatante, finalizzato più che al suicidio a lanciare un messaggio di forte denuncia e di richiesta di aiuto. Che la banca e le autorità naturalmente, non hanno raccolto.
Ieri mattina l’uomo aveva accompagnato la figlia a scuola e quando era rientrato a casa aveva trovato nella cassetta delle lettere una cartella esattoriale del fisco, che gli chiedeva 400 euro. Poco dopo si è lanciato nel vuoto.
Ora la piattaforma contro gli sfratti denuncia apertamente le responsabilità della banca, del Comune e del Governo nell’ennesima tragedia. L’uomo, nonostante la situazione disperata e prolungata nel tempo, non aveva neanche potuto accedere a una qualche forma di aiuto pubblico o di affitto agevolato. Si tratta del secondo suicidio in neanche tre mesi nella città di Cordoba, dove a metà novembre un uomo di 50 anni si gettò anche lui nel vuoto dopo aver ricevuto un ingiunzione di sfratto.
Di seguito il testo del comunicato diffuso dalla Piattaforma ‘Stop desahucios’ della città andalusa:
Compagni e compagne,
il nostro compagno Fran Lema Bretón non ha potuto sopportare più la pressione criminale di chi sfratta il popolo. Sapevamo che Fran era vulnerabile. Il suo grande corpo conteneva un cuore nobile incapace di fare del male a qualcuno, tranne che a se stesso.
Fran ha costruito la sua casa con le sue mani, ma ha dovuto chiedere un prestito alla banca per comprar i materiali. Quando è arrivata la crisi, che è una grandissima truffa, Fran perse il lavoro e non poteva più pagare l’ipoteca. I banchieri criminali lo costrinsero così ad un ‘accordo’ crudele e spietato. Quando entrò a far parte del Coordinamento STOP DESAHUCIOS di Córdoba, Fran aveva già consegnato le chiavi di casa alla banca e aveva firmato l’accordo. Un accordo? No, un’altra truffa.
CajaSur (Kutxa Bank) e Caja de Badajoz sono le entità responsabili. Anche il governo che difende la dittatura del capitale è responsabile. Anche coloro che assistono all’ingiustizia e non fanno nulla hanno la loro parte di responsabilità.
E poi la goccia che ha fatto traboccare il vaso, l’agenzia fiscale che gli chiedeva 400 euro. E Fran non ne ha potuto più.
Fran ci preoccupava, era molto grande ma anche molto fragile. Abbiamo chiesto a un compagno psicologo della Piattaforma di assisterlo e così è stato. Gli abbiamo anche trovato una piccola sovvenzione per aiutarlo a pagare l’affitto e l’altro giorno all’assemblea sembrava stesse meglio. Ma è difficile sapere come stava, era un compagno riservato e gli dicevamo di sfogarsi, di non tenersi tutto dentro che alla fine ti uccide. E Fran non ne ha potuto più. Non ti dimenticheremo. E non dimenticheremo chi ti ha spinto giù dal tuo balcone!
La vicenda di Breton era così eclatante che un gruppo di mediattivisti gli aveva dedicato una inchiesta video:
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