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Sarà il 2016 l’anno in cui il mondo piomba di nuovo della crisi economica?

A fare le Cassandre si passa per “gufi” di professione, secondo i difensori del sistema dominante. I quali, specie in Italia, si comportano ormai come quei malati terminali che sostengono di essere sanissimi perché si rifiutano di andare dal dottore.

Anche a sinistra, anche in quella antagonista o come si vuo definire ora, l’analisi – o almeno la percezione non superficiale – dello “stato del mondo” sul piano economico – è stata abbandonata da tempo, salvo lodevolissime eccezioni, fors’anche a causa di un eccesso di allarmismi lanciati nel corso degli ultimi 40 anni.

Sia come sia, la situazione è ora alquanto sconfortante. Tutti  fan finta che questo sistema sia in salute, ancorché inchiodato da qusi nove anni a una crescita zero o quasi, e fanno spallucce davanti ai segnali che disegnano la formazione della “tempesta perfetta”. Nel mondo anglosassone, leggermente meno superstizioso, ci si interroga invece con un po’ più di serietà sulla situazione di questo inizio anno.

Vi proponiano qui l’editoriale di Larry Elliott, su The Guardian, che potete trovare in versione originale qui.

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Raramente i mercati finanziari hanno avuto un inizio d’anno più traumatico. Azioni in caduta, prezzo del petrolio al livello più basso da 11 anni, scambi sul mercato azionario cinese fermati due volte, e la Banca Mondiale ha avvertito che una “tempesta perfetta” potrebbe essere alle porte.
George Osborne ha scelto questo momento per parlare in pubblico della sua preoccupazione: che il Regno Unito si trovi di fronte un “cocktail di minacce”. Oltre ai due trilioni di dollari cancellati dai mercati azionari globali, infatti, i nordcoreani hanno detto di aver fatto esplodere una bomba all’idrogeno e le relazioni tra Arabia Saudita e Iran sono notevolmente peggiorati.
Di fronte a questo, non sembra esserci motivo per cui i mercati globali dovrebbero rimanere depressi. Gli aumenti dei prezzi del petrolio sono stati tradizionalmente associati a recessioni, quindi un calo di oltre due terzi del costo di un barile di greggio dovrebbe, logicamente, essere un bene per la crescita. Energia più economica significa minori costi per le imprese e potere d’acquisto aggiuntivo per i consumatori. Ci sono vincitori e vinti con un prezzo del petrolio che cala, ma a conti fatti l’impatto dovrebbe essere positivo.
Inoltre, potrebbe essere che le ombre sulla Cina siano esagerate. Il rallentamento del tasso di crescita non è soltanto intenzionale, ma auspicabile. Se l’economia si raffredda più rapidamente del previsto, Pechino ha un sacco di potere per garantire che non vi sia alcun atterraggio duro: si può aumentare la spesa pubblica; si può spingere la moneta più in basso per rilanciare le esportazioni; si possono tagliare i tassi di interesse.
Il trading sul mercato azionario cinese è stato una farsa. Le interruzioni degli scambi borsistici sono state introdotte a inizio anno per evitare la turbolenza. Sono state utilizzate due volte per fermare gli investitori dal vendere azioni, e poi di colpo scaricati alla fine della scorsa settimana. Ma il caos deve essere analizzato nella giusta prospettiva. Solo i giocatori ricchi giocano sul mercato azionario cinese e le loro attività hanno poca attinenza con gli investimenti delle imprese. I prezzi delle azioni sono aumentati del 150% tra giugno 2014 e maggio 2015, le implicazioni più ampie per la Cina, per non parlare del resto del mondo, sono trascurabili.
Il gestore del fondo statunitense Blackrock rimane ottimista circa le prospettive per il 2016, giudicando gli eventi della scorsa settimana più simili al breve periodo di turbolenze dello scorso agosto, piuttosto che l’inizio di una fase “orso” nel mercato. “A conti fatti, l’economia americana è in forma decente (al di fuori della produzione) e anche le condizioni economiche in Europa stanno migliorando. Il calo in questi mercati può avere più a che fare più con le sensazioni che con la sostanza”.

Vi è, tuttavia, un’alternativa – e molto più buia – a questa interpretazione dei fatti della scorsa settimana, che inizia e finisce con la Cina.
La rapida crescita, in quella che oggi è la seconda più grande economia del mondo, ha contribuito a evitare una seconda Grande Depressione nel 2008-09, ma c’era un prezzo pesante da pagare. La Cina ha speso denaro pubblico generosamente – spesso su progetti inutili – e creando credito abbondante e a basso costo ha fatto partire un boom immobiliare. C’è stata una cattiva allocazione di capitali su scala colossale, con conseguenti uffici vuoti e fabbriche improduttive.

Laura Eaton di Fathom Consulting dice che Pechino ha pigiato il tasto del panico: “A nostro avviso, la continua serie di misure di stimolo del governo cinese, mette semplicemente in evidenza il loro disagio. Molto semplicemente, siamo convinti che le loro azioni smentiscano le loro parole. La Cina sta subend un atterraggio duro.”
Christine Lagarde ha avvertito la ‘maggiore divergenza’ nell’economia globale tra i paesi in grado di aumentare i tassi di interesse e quelli che utilizzano ancora misure economiche d’emergenza.
Eaton si aspetta che la Banca popolare di Cina svaluti in modo aggressivo la propria moneta nei prossimi mesi. L’impatto di tale decisione sarebbe quello di inondare l’economia globale con prodotti cinesi a prezzi ridotti, mettendo ulteriormente sotto pressione i concorrenti delle nazioni in via di sviluppo e facendo passare l’Occidente da un’inflazione ultrabassa a una deflazione senza limiti.

Tutto questo è accaduto in un momento in cui le altre banche centrali e i ministeri delle finanze sono ormai a corto di munizioni. Nei cicli economici precedenti, i paesi sono andati in recessione ma disponevano di finanze pubbliche sane e tassi di interesse relativamente ad alti livelli. Il che ha permesso alla spesa pubblica di salire, alle tasse e al costo del denaro di essere tagliati. Dopo quasi sette anni di recupero dalla crisi del 2008-09, i tassi di interesse nei paesi occidentali sono appena sopra lo zero, ma il lavoro di ristrutturazione delle finanze pubbliche rimane incompiuto.

Christine Lagarde, il direttore generale del Fondo monetario internazionale, la settimana scorsa ha affermato che l’economia globale nel 2016 sarebbe rimasta fragile. Ha detto che c’era probabilmente una “maggiore divergenza” nella politica monetaria tra i paesi sviluppati. Il Fmi pensa che la Banca del Giappone e la Banca centrale europea forniranno un ulteriore stimolo nel momento in cui la Federal Reserve americana e la Banca d’Inghilterra stanno invece spingendo in alto i tassi di interesse. In passato, questo tendeva a essere la ricetta per problemi nei mercati.
Lagarde ha anche previsto che il tentativo della Cina di riequilibrare la sua economia verso i consumi, piuttosto che con le esportazioni, si sarebbe rivelato un processo irregolare, piuttosto che un processo senza problemi: il passaggio è stato guidato verso una minore domanda di materie prime, con effetti a catena per i paesi produttori di petrolio e metalli industriali.
Le pressioni sui produttori di materie prime sono già evidenti. Russia e Brasile sono in recessione; l’Arabia Saudita ha annunciato un bilancio di austerità e sta progettando di vendere una quota della sua compagnia petrolifera statale Aramco. Se i sauditi accusano il colpo di un prezzo del petrolio, sceso dai 115 dollari al barile nel mese di agosto 2014 ai 33 dollari di questi giorni, altri paesi emergenti probabilmente si stanno avvicinando al punto di rottura.
L’ultima volta che il mondo in via di sviluppo è stato in crisi, Alan Greenspan, allora presidente della Federal Reserve americana, è venuto in soccorso con i tagli dei tassi di interesse. Il risultato è stato la bolla delle dotcom, e Greenspan ha risposto di nuovo tagliando i tassi di interesse, scelta che ha portato alla bolla dei subprime statunitensi sul mercato immobiliare. La Cina è venuta in soccorso mentre l’Occidente ha risolto i problemi del suo sistema bancario distrutto.
Che cosa succede se la prima settimana del 2016 è qualcosa più di una oscillazione temporanea? Un easing ancora più quantitativo? Tassi di interesse negativi? Ci saranno elicotteri che lanceranno i soldi? Nessuno lo sa veramente.

Come disse una volta Sir Alex Ferguson: questo è il tempo di striduli bum!

 

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