Il ministro degli interni albanese, Flamur Noka, ha smentito alcuni giorni fa in Parlamento l’apertura di una sede del partito neonazista greco Alba Dorata a Saranda, città nel sud dell’Albania. Rispondendo in Commissione Sicurezza ad una interpellanza del deputato socialista Ilir Gjoni, che aveva chiesto quali provvedimenti il Ministero avesse preso per arginare la propaganda razzista e antialbanese di Alba Dorata, di cui era stata annunciata l’apertura di una sede a Saranda, dove vive una consistente minoranza greca, il ministro ha precisato che persone non identificate che si sono autonominate rappresentanti del partito nazista hanno aperto un profilo su internet come “Alba Dorata-Saranda”, smentendo però che ci sia nella città del sud dell’Albania una presenza organizzata del partito greco di estrema destra.
Alba Dorata, che i sondaggi pubblicati dai quotidiani e dalle tv elleniche continuano ad accreditare ormai al di sopra del 10% e in terza posizione, ha rinfocolato nei giorni scorsi la sua tradizionale propaganda antialbanese, rivendicando alla Grecia la sovranità del sud dell’Albania denominate “Epiro del Nord” e contestando la stessa esistenza di una identità albanese, a cominciare dall’eroe nazionale Skanderbeg indicato come un “feudatario greco” durante un’intervista tv ad un deputato neonazista.
La campagna antialbanese di Alba Dorata sta causando serie ripercussioni a Tirana, già scossa a sua volta da un’ondata nazionalista di cui è protagonista una nuova forza politica, l’Alleanza Rosso Nera. In un articolo pubblicato sul quotidiano albanese Shekulli il leader del partito Kreshnik Spahiu ha denunciato presunte connivenze tra gli esponenti del governo di Berisha (Partito Democratico) e il partito neonazista greco a proposito della volontà di alcuni dirigenti di Alba Dorata di registrarsi al Tribunale di Tirana per partecipare in nome della rappresentanza della minoranza greca alle prossime elezioni generali che si svolgeranno a giugno.
Da parte suo il Partito della minoranza greca in Albania, il PBDNJ, ha affermato che non entrerà in coalizioni in cui saranno presenti il PDIU – il partito che rappresenta la minoranza Ciam, cioè gli albanesi espulsi dalla regione greca settentrionale della Ciamaria alla fine della seconda guerra mondiale – e i nazionalisti della Alleanza Rosso Nera. Il leader del PBDNJ, Vangel Dule ha dichiarato che il suo partito, tradizionale alleato dei socialisti nelle ultime campagne elettorali, non aderirà a coalizioni in cui ci sono il PDIU e l’AK, che considera un “serio problema per la democrazia e lo stato di diritto” e valuta che la collaborazione con queste forze politiche “compromette seriamente il profilo europeo e la situazione politica dell’Albania”. Il PDIU che appoggia attualmente in Parlamento il governo di Sali Berisha e l’Alleanza Rosso Nera che invece lo contesta da posizione ultra-nazionaliste sono protagonisti di due campagne antigreche che sembrano riscuotere consensi crescenti tra la popolazione albanese.
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Carmine
Ci sono due fattori da considerare:
1) essere di religione greco ortodossa non significa automaticamente essere etnicamente greci;
2) In realtà gli albanesi potrebbero rivendicare tutto l’Epiro che al momento della caduta dell’Impero Ottomano era un Vilayet albanese abitato da albanesi e con capitale Ioanina… dai quali poi discendono tutti gli albanesi della Çameria espulsi dai greci.
senza considerare che la Plaka, ad Atene era il quartiere albanese della città…
come al solito la realtà non è mai cosí semplice come appare ai fanatici…