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Big Brother esiste e lavora per Obama

Non passa giorno che lo “scandalo” delle comunicazioni negli Stati uniti non diventi più gigantesco. Mostrando una realtà che supera le fantasie dei più scatenati “dietrologi”. E che ricorda il fortunato romanzo “1984”, con cui Orwell combatteva a modo suo… il comunismo.
Persino il giornalismo meno conflittuale che esista – quello anglosassone, che può dare magari fastidio individualmente con le sue inchieste, ma che davvero non mette mai in discussione “il sistema” – sta pagando dazio dopo la scoperta dei “controllo” sull’Associated Press: “le fonti” non parlano più al telefono con i giornalisti, e diffidano anche dal prenderci appuntamento per parlare di persona. E’ la fine, per un certo tipo di informazione e per l’autonomia del giornalista che voleva esser tale.
La società del controllo totale è invece il capitalismo presente, con il cuore pulsante negli Usa. Telefoni, sms, mail, ora anche le carte di credito… Nessun mezzo di comunicazione elettronico sembra essere al riparo da questa invadenza furibonda. Né può esserlo. Non è inutile qui ricordare che Internet nasce come rete militare, usata anche da scienziati Usa (inizialmente) che certamente non potevano sottrarsi, neanche volendo (o rischiando un’accusa penale di collaborazione col nemico), sottrarsi a quel controllo.
Se c’è una rete, c’è anche un ragno. O un pescatore.
Quanti, nel corso degli ultimi 30 anni, hanno cantato le lodi della libertà in Rete hanno con più o meno accortezza evitato di cogliere questo elemento costitutivo. Tutte le comunicazioni si svolgono dentro un ambiente (hardware e software) che ha dei proprietari, degli amministratori, e solo alla fine – molto alla fine – degli utilizzatori più o meno creativi. La “guerriglia” comunicativa, come insegnano quanti hanno dato vita ad Anonymous, è possibile. Ma è una guerra vera e propria condotta con altri mezzi. Comporta cioè rischi, interventi polizieschi, mandati di cattura, condanne a galera fisica. Non virtuale.
La “libertà” che tutti – anche noi, al momento – agiamo in Rete è dunque a tempo, limitata, controllata, usata anche e soprattutto dall’altra parte. Facciamo alcuni esempi banali, quindi facili da capire.
Con Facebook ognuno si scheda da solo; il potere non deve più delegare alcuni poliziotti a testa per ricostruire, con grande impegno di tempo e di denaro, il “profilo” individuale, le preferenze vitali o culturali, la rete delle amicizie e lo spessore di ognuna di queste. Che poi questi “profili” possano essere usati per delle campagne pubblicitarie personalizzate o per indagini di polizia, è una scelta che sta nella “libertà” di chi controlla i dati e il loro traffico. Non certo in quella dell'”utilizzatore finale”, più o meno smanettone che sia.
Con il telefono cellulare già si poteva essere pedinati in modo grossolano ma efficace; con gli smartphone a gps questo controllo a distanza arriva alla stessa precisione con cui si sparano i missili dai droni: meno di 10 metri.
Non solo gli individui, ma i gruppi. Già dieci anni fa, con i cellulari che ormai nessuno usa più, era possibile ricostruire il traffico cittadino delle grandi metropoli con una precisione quasi assoluta. Le aggregazioni, le riunioni, gli appuntamenti galanti, le manifestazioni, possono essere calcolate in cifra reale. Con tanto di nomi a fianco di ogni numero.
Là dove tutto questo non basta, ci sono ancora le spie su due gambe, che utlizzano tutti i più antichi sotterfugi del mestiere per infiltrarsi in ogni anfratto sospettabile di “alternativismo”.
Ogni aumento di grado della “libertà” di utilizzo delle tecnologie implica un aumento di grado nella possibilità di controllo verticale.
Non c’è da disperarsi. C’è da imparare a pensare, smettendola con le ingenuità tipiche di ogni infanzia neo-tecnologica. Ogni rovesciamento parte dal sapere, non dall’ignorare. La liberazione è possibile soltanto se si conosce la pianta e i meccanismi della prigione in cui viviamo.
Il resto è “una favola raccontata da un idiota, piena di rumore e furore, che non significa nulla”.

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Qui di seguito uno dei tanti articoli sullo “scandalo” statunitense; tratto dal Sole24Ore.

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Si allarga lo scandalo Usa: controllate anche le carte di credito

di Marco Valsania

Anche le carte di credito degli americani sarebbero state messe sotto controllo dalla National Security Agency. Lo riferisce il Wall Street Journal citando fonti dell’intelligence Usa. Il quotidiano sottolinea come nell’ambito della sua attività di «spionaggio» per individuare possibili sospetti terroristi, l’agenzia raccoglierebbe anche tutti i dati relativi agli acquisti compiuti con le carte, avendo garantito l’accesso a tutte le informazioni in mano alle banche e alle società emittenti.

Si chiama Prism l’ultimo programma americano di spionaggio segreto sui cittadini venuto alla luce nell’ambito delle campagne per la sicurezza nazionale. Un nome all’apparenza innocuo, ma che nasconde in realtà uno dei più aggressivi e controversi piani segreti di sorveglianza elettronica della Casa Bianca. Prevede l’accesso diretto della Nsa, l’agenzia dei servizi segreti dedita alle operazioni hi-tech, ai server di aziende del calibro di Apple, Google e Facebook, anche se loro hanno negato di esserne al corrente o di partecipare volontariamente. E prende di mira gli stranieri, le cui comunicazioni Internet passano per i giganti tecnologici statunitensi.
Tutto legale, assicura la Casa Bianca: viene eseguito sotto approvazione e controllo della Fisa Court, la Corte speciale prevista dalla legge che riceve le richieste delle autorita’ anti-terrroismo. Ma la polemica infuria. Perché Prism è soltanto il più recente tassello di una enorme rete di spionaggio domestico e non solo condotto all’insaputa del pubblico, che comprende anche controlli sulle telefonate quotidiane gestite da Verizon come anche da ATT e Sprint con le loro centinaia di milioni di utenti. Questo programma è stato svelato soltanto nelle ore precedenti, inizialmente per Verizon e poi per gli altri leader della telefonia fissa e cellulare. In questo caso le autorità non ascoltano il contenuto delle conversazioni, ma ottengono grandi quantità di meta-dati da analizzare: durata, ora e luogo delle chiamate, ufficialmente per identificare coincidenze sospette e identificare il comportamento di potenziali terroristi.
Non basta: sotto stretta osservazione, in maniera simile, sono le attivita’ online, da chat a e-mail, e le transazioni effettuate con le carte di credito. Questo vasto apparato di sicurezza Orwelliano e’ entrato in vigore progressivamente dopo gli attentati di Al Quaida nel 2001, ma le sue dimensioni e la sua penetrazione nella societa’ civile affiorano soltanto oggi, grazie alle rivelzioni di quotidiani dal Guardian britannico, che ha pubblicato gli ordini top-secret della Fisa, al Washintgon Post americano. Complessivamente la Fisa quest’anno avrebbe gia’ approvato oltre 200 richieste governative di sorveglianza dietro le quinte – erano una manciata nel 2008 – senza bocciarne nessuna.
Le rivelazioni hanno generato strenue difese ufficiali dei programmi, ma anche altrettanto dure accuse di eccessi e violazioni dei diritti dei cittadini e della loro privacy. L’amministrazione di Barack Obama ha rivendicao la necessita’ dei programmi per proteggere la popolazione americana e i business dalla minaccia del terrosismo. E in Congresso influenti leader repubblicani e democratici, da Saxby Chambliss a Dianne Feinstein e Harry Reid, hanno sottolineato che il Parlamento e’ al corrente e che le strategie esistono da tempo.
Le associazioni dei diritti civili, numerosi accademici e anche non pochi parlamentari hanno pero’ lanciato l’allarme: le operazion di spionaggio sui cittadini sono troppo ampie e generalizzate per essere giustificate e i controlli da parte di organismi a loro volta segreti quali la Fisa Curt appaiono inadeguati a proteggere le liberta’ costituzionali.
Sotto accusa sono soprattutto le scelte politiche dell’amministrazione di Barack Obama: si moltiplicano le critiche che lo considerano troppo simile al suo predecessore repubblicano George W. Bush, erede e continuatore di eccessivi programmi di sicurezza nazionale. L’ultimo episodio e’ esploso dopo le polemiche gia’ in corso sull’aggressivo uso dei droni per uccidere presunti terroristi all’estero, un programma che adesso passerà dai servizi segreti alle forze armate proprio per garantire maggior supervisione. Come anche la difficolta’ finora a chiudere il carcere speciale di Guantanamo. Di recente, soprattutto, sono venute alle luce intercettazioni segrete e a tappeto ai danni di giornalisti dell’agenzia di stampa AP nell’ambito di indagini su fughe di notizie legate a un’operazione anti-terrorismo in Yemen. I critici, oltretutto, imputano a Obama avrebbe di aver tradito le sue promesse: in campagna elettorale si era ripetutamente impegnato a voltare pagina sui diritti civili e la sicurezza rispetto alla presidenza Bush.

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1 Commento


  • FLORIANO

    “E che ricorda il fortunato romanzo “1984”, con cui Orwell combatteva a modo suo… il comunismo.”
    Orwell ha combattuto in spagna nelle brigte internazionali ed è stato incarcerato perchè militava in un gruppo trotzkista. Anche gli anarchici hanno subito la repressione stalinista.
    Tutta gente che combatteva contro Franco.
    Orwell aveva solo senso critico e tra l’altro la visione distopica narrata in 1984 può essere vista come una tendenza di autoconservazione di molti sistemi di potere.

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