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Atene: occupata la tv pubblica, sciopero generale

Per il quarto giorno di seguito centinaia di impiegati della radiotelevisione pubblica Ert, chiusa dal governo del premier Antonis Samaras (Nd di centrodestra, Pasok e Dimar di centrosinistra) continuano ad occupare la sede dell’emittente ad Atene. Un delegato dei lavoratori ha spiegato che l’occupazione continuerà “sino alla riapertura della Ert e al ritiro dell’atto legislativo che ne ha decretato la chiusura”. I giornalisti dell’ex servizio pubblico – 5 reti tv, 29 canali radio – continuano in ogni caso a produrre i loro programmi che vengono ritrasmessi in streaming su alcuni siti internet e sulla radiotelevisione dell’Unione Europea (Uer). Ma non sulle sue frequenze visto che, per evitare l’autogestione delle emittenti da parte dei lavoratori, l’11 giugno il governo aveva mandato la polizia a manomettere i trasmettitori principali  situati sul monte Hymette, ad est della capitale. Per cercare di placare gli animi il governo ha affermato che tutti i 2.656 attuali dipendenti dell’Ert riceveranno una buonuscita e saranno autorizzati a presentare la loro candidatura alla nuova struttura privata che dovrebbe prendere ‘presto’ il posto di quella pubblica, ma intanto il loro status è diventato quello di ‘licenziati’. La decisione di Samaras, improvvisa e inaspettata, ha creato frizioni tra il partito del premier, Nuova Democrazia, e i suoi partner di centrosinistra, che continuano ad affermare di non essere stati coinvolti nell’iniziativa presa ‘casualmente’ mentre ad Atene era presente per l’ennesima ispezione la delegazione della troika. Con la sua mossa a sorpresa – giustificata in nome del taglio degli ‘sprechi’ e dei ‘privilegi’ della casta della tv pubblica – Samaras ottiene un immediato taglio del bilancio dello stato e un drastico alleggerimento del numero di dipendenti pubblico, dopo il fallimento di alcune privatizzazioni andate a vuoto che aveva fatto irritare Bruxelles e Francoforte. Che ora premono affinché il premier greco mantenga gli impegni e licenzi 150 mila impiegati pubblici entro il 2015.

Prosegue intanto anche oggi in Grecia lo sciopero di tutti i mezzi d’informazione del Paese indetto dai sindacati del settore contro la chiusura del servizio pubblico. Lo sciopero, secondo un comunicato del sindacato dei giornalisti (Esiea), riguarda i lavoratori di tutti i mezzi d’informazione ad eccezione di quelli che trasmettono esclusivamente notizie che riguardano gli sviluppi della vicenda della Ert. “Questi sono momenti storici – si legge tra l’altro in un comunicato dell’Esiea – La dittatura non si impone soltanto con i carri armati, come dimostra il governo della troika. Viene imposta anche con l’oscuramento delle televisioni, con i decreti legge e con l’abolizione di ogni bene pubblico”. La decisione dei sindacati dei media di proseguire lo sciopero ha provocato la dura reazione di Nea Dimokratia (centro-destra) secondo cui ”l’odierna decisione dell’Esiea costituisce una dimostrazione del panico del sindacato dei giornalisti adesso che vengono messi in forse i privilegi di alcuni di loro. Una cosa é certa: che l’Esiea impone l’imbavagliamento di tutti i media ora che vengono toccati i suoi stessi interessi. E’ ovvio che Nea Dimokratia é contro la dirigenza sindacale dei mezzi d’informazione ma é a fianco di coloro che essa ha imbavagliato”.

Ma la propaganda del principale partito di governo non sembra avere molta credibilità. Ieri decine di migliaia di persone sono scese di nuovo in piazza ad Atene e in altre città elleniche contro l’autogolpe del governo. Molti dipendenti dell’emittente si sono affacciati dalle finestre del palazzo che ospitava l’Ert per salutare le 10-15 mila persone, si sono radunate per portare la loro solidarietà dalle prime ore della mattinata nella grande piazza antistante, nel quartiere di Agia Paraskevì, alla periferia settentrionale della capitale. Intanto Atene é rimasta semiparalizzata a causa della mancanza dei mezzi di trasporto pubblici e per alcune ore si sono fermati anche gli uomini radar negli aeroporti, provocando l’annullamento di una dozzina di voli e ritardi su circa altri 50. Lo sciopero è stato proclamato dai sindacati Adedi per il settore pubblico e dalla Gsee per quello privato e alla mobilitazione di solidarietà con i giornalisti ha aderito anche la Federazione nazionale dei Dipendenti degli Uffici delle Imposte (Poe-Doy). 

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