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Turchia: in carcere giornalisti e manifestanti

E’ stato quasi due anni in Siria, e prima ancora in Ruanda e in Giappone, dopo il terremoto. Ma mai, prima dell’altro ieri a Piazza Taksim a Istanbul, il corrispondente della Cbc per il Medioriente, Sasa Petricic, era stato arrestato. A darne notizia, per primo, é stato proprio lui, che ha twittato sul suo profilo una sola parola: ”arrestato”. Poche ore dopo Petricic é stato rilasciato insieme al suo collega Derek Stoffel, anche lui fermato dalla polizia turca. ”E’ la prima volta in assoluto che vengo arrestato e senza che ci fosse niente di particolarmente violento o difficile”, ha raccontato al quotidiano ‘Hurriyet’. Petricic ha spiegato che stava facendo fotografie alle barricate e ai funzionari del municipio che tentavano di sgomberare l’area quando un uomo gli si é parato davanti e ha detto ”cose in turco che non ho capito”. Poi sono arrivati alcuni uomini in borghese e lo hanno portato in una stazione di polizia. L’accusa nei confronti di Petricic è stata quella di ”interferire nel lavoro dei funzionari della città” (!), un reato che però non esiste nel codice penale turco. Intervistato dalla Cbc l’ambasciatore turco in Canada, Tuncy Babali, aveva detto di non sapere il motivo preciso dell’arresto dei due giornalisti. Il ministro degli esteri canadese, John Baird, aveva contattato l’ambasciatore per esprimere la “propria preoccupazione” per la vicenda. 

Inoltre la stampa turca ha dato notizia ieri del fatto che almeno 42 persone sono state arrestate a Istanbul perché trovate in possesso di mascherine bianche come quelle usate negli ospedali, che durante le manifestazioni in Turchia servono a proteggersi contro gli effetti dei terribili gas lacrimogeni CS usati in quantità industriali dalla polizia e responsabili di svenimenti, vomito, intossicazioni. Ne dà notizia il quotidiano di sinistra turco Radikal. L’avvocato Deniz Tuna ha detto al giornale che ora queste mascherine e i caschi di plastica da cantiere sono considerati dalla polizia ”prove di reato”.

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