Il gruppo degli undici paesi ”Amici” della Siria torna a riunirsi oggi a Doha, in Qatar, a pochi giorni dal vertice del G8 che, almeno a parole, ha dato sostegno alla convocazione – Usa e Russia si vedranno martedì prossimo per organizzare l’incontro – della conferenza di pace nota come “Ginevra 2”.
In Qatar invece non si parlerà di pace ma di come armare meglio i ribelli in modo da metterli in condizione di contrastare l’offensiva dell’Esercito governativo siriano che nelle ultime settimane ha riconquistato aree strategiche del Paese, tra i quali la provincia di Qusayr, al confine con il Libano. I ribelli chiedono missili antiaereo e anticarro e l’imposizione di una zona di esclusione aerea (no-fly zone) sulla Siria. «Abbiamo bisogno di missili terra-aria a corta gittata MANPAD, missili anticarro, mortai, munizioni, materiale per comunicazioni, giubbotti antiproiettile e maschere a gas», ha detto Louai Moqdad, un portavoce dei miliziani che combattono contro le forze governative agli ordini del presidente Bashar Assad.
In ogni caso ai ribelli sarebbero già arrivate «armi moderne in grado di cambiare il corso del conflitto», come ha affermato lo stesso Louai Moqdad anche se non ha precisato da chi. L’Arabia saudita e il Qatar di recente hanno annunciato che avrebbero fornito armi più sofisticate ai ribelli ma è opinione diffusa che in realtà ai ribelli siano fornite armi moderne già da lungo tempo, anche da Paesi occidentali attraverso canali segreti. Gli Stati Uniti la scorsa settimana hanno deciso l’invio di armi al fronte anti-Assad.
da Nena News
- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO
Ultima modifica: stampa