C’è un altro “Prigioniero X” detenuto in segreto nel carcere israeliano di Ayalon (Ramleh) dove due anni e mezzo fa morì la spia del Mossad di origine australiana Ben Zygier, in apparenza suicidatosi alla fine del 2010.
Lo rivela il quotidiano Yedioth Ahronot che fa riferimento a una autorevole fonte anonima che avrebbe scoperto il nuovo “Prigioniero X” indagando sulla morte del Zygier. Secondo la fonte la persona detenuta in segreto sconta la condanna in una condizione di isolamento analoga a quella della spia israelo-australiana.
Il quotidiano non pubblica il nome ne’ in quali circostanze è avvenuto l’arresto di questo secondo ‘Prigioniero X’, che si trova nell’ala 13 della prigione di Ayalon. Invece Zygier che era nella 15.
Un ebreo australiano Ben Zygier era immigrato in Israele alla fine degli anni Novanta e per dieci anni aveva lavorato nei servizi segreti israeliani (Mossad). Arrestato proprio dall’intelligence di Tel Aviv nel marzo del 2010, si era suicidato il 15 dicembre dello stesso anno.
La vicenda del Prigioniero X Ben Zygier era stata nascosta per due anni al pubblico israeliano e sarebbe passata sotto silenzio se non ci fosse stata l’inchiesta della rete televisiva australiana ABC trasmessa a febbraio.
Secondo un articolo pubblicato dal settimanale tedesco “Der Spiegel”, Zygier era stato arrestato e imprigionato per aver rivelato ad Hezbollah i nomi di due libanesi che agivano per conto del Mossad nel Paese dei Cedri: Ziyad Al-Homsi e Mustafa Alì ‘Awadeh arrestati nel 2009. La loro reclusione rientrava nell’ondata di arresti che coinvolse diversi civili libanesi accusati di spionaggio a favore dello stato ebraico. Secondo “Der Spiegel”, Zygier cominciò a lavorare per il Mossad nel 2003 e fu mandato a lavorare in alcune società europee che commerciavano materiale elettronico con vari paesi tra cui l’Iran e la Siria. L’agente australiano non fu però all’altezza del compito e pertanto l’intelligence israeliana preferì impiegarlo in Israele.
Era il 2007. L’anno seguente il Mossad gli permise di ritornare in Australia per completare i suoi studi accademici, ma il giovane provò prima ad arruolare nuovi informatori nel tentativo disperato “di rifarsi” agli occhi dei superiori. Ma anche questa volta fallì e rivelò ad un militante di Hezbollah le informazioni che avrebbero causato in seguito l’arresto dei collaborazionisti Homsi e ‘Awadeh. Perciò nel 2010 l’intelligence di Tel Aviv decise di riportarlo in Israele non tanto perché nutrisse dei sospetti nei suoi confronti, ma per paura che fosse in pericolo la sua vita visto che Hezbollah conosceva la sua vera identità.
Quando Zygier ritornò in Israele, all’intelligence apparve subito evidente la sua complicità con gli arresti dei due libanesi. Pertanto il 29 gennaio fu arrestato. Nell’inchiesta che seguì, Zygier confermò i sospetti che il Mossad nutriva su di lui e tentò di spiegare le sue ragioni. Ma non convinsero il Mossad. La spia fu poi condannata a una pesante pena detentiva da scontare in isolamento e, più di tutto, senza che l’opinione pubblica ne fosse informata.
da Nena News
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