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Tunisia: funerali di rabbia e scontri, ucciso un manifestante

La folla di dimostranti di sinistra, dopo i funerali del deputato ucciso ieri, si è diretta verso l’Assemblea Costituente ed è stata attaccata dalla polizia. Un manifestante ucciso a Gafsa, Sidi Bouzid si dichiara regione indipendente.

 

Più di 30mila persone hanno partecipato oggi a Tunisi ai funerali di Mohamed Brahmi, il deputato dell’opposizione di sinistra tunisina assassinato ieri a colpi di pistola e di mitra. Brahmi é stato sepolto nel ‘quadrato degli eroi’ del cimitero di El Jellaz, vicino alla tomba di Chokri Belaid, il leader del Fronte Popolare ucciso in maniera analoga con un agguato lo scorso febbraio. Una grande folla ha accolto il feretro del dirigente politico al di fuori del cimitero, unendosi al corteo funebre partito questa mattina alle dieci dall’abitazione, nel quartiere di Ariana, davanti alla quale è stato assassinato. La folla ha acclamato come eroi la moglie e il figlio maggiore di Brahmi, Adnan, che nelle ore successive all’uccisione del padre ha arringato i tunisini contro il partito islamista al governo, Ennahda, accusato di essere il mandante morale dell’omicidio. I due, facendo con le dita il segno della vittoria, hanno risposto all’incitamento della folla ed Adnan Brahmi ha anche sventolato con forza una bandiera nazionale sorvegliato da un imponente servizio di sicurezza garantito dall’esercito su decisione del presidente della repubblica Moncef Marzouki.
La grande partecipazione popolare ai funerali di Brahmi è stata completamente ignorata dai media tunisini vicini o controllati dai partiti islamisti che invece sono concentrati sul massacro di Fratelli Musulmani in Egitto. Secondi il governo di Ennahda, che si è detto estraneo all’omicidio, sarebbe un “elemento estremista salafita”, identificato come Boubaker Hakim, il responsabile dell’uccisione del deputato del Movimento “Il Popolo”. Lo ha sostenuto il ministro dell’Interno, Lotfi Ben Jeddou, dichiarando che i primi elementi dell’inchiesta per “omicidio premeditato e terrorismo” hanno mostrato il coinvolgimento di Hakim anche nell’uccisione, il 6 febbraio scorso, del numero due del Fronte Popolare Belaid. “L’arma utilizzata per uccidere Mohamed Brahmi è la stessa utilizzata per assassinare Chokri Belaid” ha detto ancora il ministro, definendo Hakim, 30 anni, nato a Parigi, un elemento “terrorista” ricercato anche al livello internazionale. Recentemente, secondo il ministro l’uomo sarebbe sfuggito alla polizia che aveva assaltato la sua abitazione.
Ma le famiglie e i compagni di partito di Belaid e di Brahmi continuano ad accusare gli islamisti di Ennahda di voler occupare tutti i gangli del potere, di islamizzare a forza il paese e di puntare all’eliminazione degli avversari politici, utilizzando per il lavoro sporco le milizie della Rete per la difesa della rivoluzione o i gruppi salafiti.
Infatti oggi pomeriggio, dopo le esequie del deputato ucciso, parecchie migliaia di persone si sono dirette verso il palazzo dell’Assemblea costituente, inneggiando allo scioglimento di Ennahda e alla caduta del governo. Una richiesta che è stata avanzata ieri sia dal sindacato Ugtt sia dai partiti di sinistra che formano il Fronte Popolare che hanno anche chiesto lo scioglimento dell’Assemblea Nazionale Costituente e la formazione di un governo di salvezza nazionale. Di oggi la notizia che quarantadue deputati hanno deciso di sospendersi da ogni attività dell’organismo (che svolge le funzioni di Parlamento) sulla base di una decisione raggiunta tra i gruppi dell’opposizione laica e di sinistra. I deputati hanno annunciato una serie di manifestazioni e l’elaborazione di un percorso parlamentare che culmini nella sostituzione dell’attuale governo con un esecutivo che prepari, in sei mesi, le prime elezioni legislative da quando nel 2011 la rivolta popolare ha portato alla caduta del regime di Ben Alì. Intanto anche dentro il fronte islamista cominciano a manifestarsi alcune crepe dopo che Sonya Toumaia, parlamentare di Ennahda, ha annunciato le dimissioni dall’ANC, ed alcune fonti parlano di altri deputati “nadhoui” in procinto di fare lo stesso.

 

Ma oggi dopo l’inizio della protesta la polizia è intervenuta con gas lacrimogeni e manganelli per disperdere i dimostranti nel centro di Tunisi e impedirgli di arrivare troppo vicino alla sede del Parlamento. I celerini hanno stretto i dimostranti in una morsa e li hanno assaliti brutalmente, scatenando una fitta sassaiola da parte degli aggrediti. E durante la notte un manifestante è stato ucciso a Gafsa, nel centro della Tunisia, durante una marcia di protesta contro l’assassinio di Brahmi. Mohamed Moufli, 45 anni, militante del Fronte Popolare, è stato ucciso dalla polizia che tentava di disperdere la folla facendo uso di lacrimogeni. Questa mattina, inoltre, un’auto della Guardia nazionale tunisina è stata colpita dall’esplosione di un ordigno a La Goulette, alla periferia nord di Tunisi. L’esplosione, che ha avuto luogo alle 5.45 ha ferito leggermente un gendarme.
Ieri lo sciopero generale politico proclamato dall’Ugtt è pienamente riuscito e ha paralizzato il Paese, a cominciare dal settore dei trasporti, con la compagnia di bandiera Tunisair che ha tenuto a terra tutti i suoi aerei. A Tunisi, dove manifestanti di sinistra ed islamici sono arrivati ad un passo dallo scontro fisico, i soli a lavorare – insieme agli autisti della metropolitana di superficie – sono stati i tassisti, potentissima lobby vicina ad Ennahda. Diversi cortei di protesta hanno attraversato ieri la capitale mentre manifestazioni anche violente si tenevano nelle altre città. Due caserme della Guardia nazionale tunisina sono state assaltate e date alle fiamme a Menzel Bouzayene e a Souk Jedid da centinaia di dimostranti di sinistra. A Menzel Bouzayene è stata assaltata e bruciata anche una struttura amministrativa locale. Ma è soprattutto a Sidi Bouzid che l’appello delle opposizioni e in particolare del leader del Fronte Popolare, Hamma Hammami, alla disobbedienza civile, sta facendo breccia. L’ex segretario di stato agli affari esteri Touhami Abdouli durante una lunga intervista a radio Mosaique ha annunciato che il territorio di Sidi Bouzid si dichiara Regione Autonoma e che da oggi rifiuta di riconoscere tutte le istituzioni del potere centrale. Assemblee di abitanti hanno designato un loro governatore alternativo a quello scelto dal governo, eletto un certo numero di delegati, responsabili amministrativi, un consiglio regionale di saggi e un proprio senato. 

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