Non è stata esattamente una manifestazione oceanica quella che ieri ha contestato per l’ennesima volta la monarchia iberica nel centro di Madrid. A tenere lontani molti manifestanti una pioggia torrenziale durata ore e anche le minacciose dichiarazioni dei responsabili locali e statali dell’ordine pubblico. E, è onesto ammetterlo, anche alcune contraddizioni interne ad un movimento dei cosiddetti ‘indignados’ che oscilla tra rivendicazioni apertamente anticapitaliste e tentazioni di approdare in Parlamento con forze politiche neonate ispirate al ‘grillismo’.
Alla fine non c’è stato né il previsto accampamento con le tende né l’assedio al Palazzo Reale, in un centro di Madrid dove il governo aveva mobilitato ben 1400 agenti dei reparti antisommossa, e non si sa quanti agenti in borghese.
Comunque nel centro della capitale iberica in piazza sono scese alcune migliaia di manifestanti, 2000 per la polizia, 8000 per i promotori. Una contestazione aperta e radicale contro la Monarchia al grido di ‘Scacco al Re’, convocata dal coordinamento 25-S – lo stesso che l’anno scorso invitò ad assediare e ‘occupare’ il Parlamento – che non solo mette sulla graticola Juan Carlos e consorte ma l’istituzione stessa, garante della conservazione della cultura e delle istituzioni franchiste all’epoca del passaggio dalla dittatura ad una democrazia monca. I dimostranti hanno marciato in corteo dalla stazione della metropolitana della Moncloa – vicino alla sede del governo – fino a Plaza de Oriente, luogo di raduno dei fascisti ai tempi di Franco. Un corteo che ha chiesto, senza mezzi termini, l’abolizione della monarchia e l’apertura, finalmente, di un processo costituente che approfondisca il grado di democrazia nel paese e introduca meccanismi di partecipazione e di sovranità popolare che alla morte del dittatore furono esclusi dal patto tra il partito franchista e i maggiori partiti dell’opposizione, garante il giovane Juan Carlos di Borbone, nominato dallo stesso Francisco Franco suo ‘erede’ alla guida del paese. Non è un caso che lo slogan più gridato dai manifestanti, arrivati anche da Burgos, Valladolid e Valencia, fosse “Juan Carlos Primero, de Franco es heredero” (“Juan Carlos 1°, di Franco sei l’erede”). Slogan anche contro i tagli allo stato sociale, la riforma del lavoro, le politiche neoliberiste e i diktat della troika. Sventolando per quanto possibile le bandiere repubblicane tricolori, i manifestanti hanno percorso la Gran Via fino ad arrivare a Puerta del Sol – luogo simbolico delle prime enormi manifestazioni dei cosiddetti ‘indignados’ – al grido di ‘Los borbones a los tiburones’ (I Borboni in pasto agli squali) senza poter arrivare però davanti a Palazzo Reale, blindato da migliaia di poliziotti e reso inaccessibile da un imponente dispositivo di transenne.
La giornata si è conclusa con un pizzico di frustrazione ma con nessun arresto. Anche se ben 65 manifestanti, bloccati e identificati all’uscita del Centro Sociale Occupato La Traba, sono stati denunciati perché accusati di detenere bastoni – le aste delle bandiere – e di essere in procinto di scatenare degli scontri (il famoso processo alle intenzioni…). Tra i denunciati anche Doris Benegas, coordinatrice dell’organizzazione di sinistra ‘Izquierda Castellana’. Che insieme alle altre componenti del Coordinamento 25-S ha annunciato una denuncia contro le autorità per violazione del diritto di manifestazione, contestando la folle blindatura del Palazzo Reale che ha impedito ai dimostranti di poter legittimamente portare la loro protesta fin sotto la residenza della Casa Reale.
- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO
Ultima modifica: stampa