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Erdogan fa il sultano: “Il Kosovo è Turchia”

E’ crisi diplomatica e politica tra Serbia e Turchia dopo le affermazioni del premier turco Recep Tayyip Erdogan durante un recente viaggio nella provincia serba a maggioranza albanese che nel 2008 ha dichiarato la propria indipendenza, conquistata grazie all’intervento militare della Nato.
Parlando a migliaia di persone nella città di Prizren – nel sud del paese – il premier turco ha esaltato gli stretti legami storici e culturali con il Kosovo (eredità della dominazione ottomana dei Balcani) da lui definito sua ‘seconda patria’. Nel suo bagno di folla a Prizren, Erdogan – affiancato dai premier kosovaro Hashim Thaci e da quello albanese Edi Rama – aveva detto fra l’altro che ”il Kosovo è Turchia e la Turchia è Kosovo” e che i popoli turco e kosovaro hanno la stessa storia e la stessa civilizzazione. ”Quando vengo in Kosovo mi sento a casa mia” ha detto il leader dell’Akp che poi ha ricordato che “Noi siamo così vicini che Mehmet Akif Ersoy, il poeta autore dell’inno nazionale turco, era originario di Pec, in Kosovo”.

Le dichiarazioni di Erdogan sono suonate a Belgrado come un’inaccettabile provocazione. Dopo le dure critiche a Erdogan giunte dal ministero degli esteri serbo, a condannare l’atteggiamento invadente del premier turco sono stati anche il capo del governo di Belgrado, Ivica Dacic, e il suo vice, Aleksandar Vucic. Per Dacic, che ha annunciato una protesta ufficiale del suo governo, le affermazioni di Erdogan ”non sono diplomatiche” e non contribuiscono alla stabilità politica in Kosovo. Il vicepremier Vucic ha parlato di ”enorme scandalo” e ha chiesto le ”immediate scuse” da parte di Erdogan. Il premier turco, ha osservato Vucic, sa molto bene che ”il Kosovo non è turco sin dalle guerre balcaniche” di più di un secolo fa. Di affermazioni scandalose da parte del premier turco ha parlato anche il presidente del parlamento serbo Nebojsa Stefanovic.
Mentre la Serbia e altre decine di paesi del mondo continuano a non riconoscere l’indipendenza di quello che ormai in molti considerano un narco-stato, la Turchia è stato cinque anni fa il primo paese a riconoscere il distacco di Pristina da Belgrado.

A parte le aspirazioni da sultano di Erdogan – che cerca anche di far dimenticare alla sua opinione pubblica una crisi economica crescente e le proteste popolari schiacciate dalla repressione – ad interessare il premier di Ankara sono gli affari che molte imprese turche stanno da tempo realizzando in un paese dove vive una consistente minoranza turcofona e dove la popolazione albanese di fede islamica guarda alla Turchia con sempre maggiore simpatia. Non a caso l’ex comandante dell’UCK (più volte accusato ma senza esito di corruzione e vari crimini di guerra) Thaci ha ringraziato Erdogan per il costante appoggio e la stretta cooperazione che Ankara mantiene con il Kosovo. Prima del bagno di folla a Prizren i tre capi di governo avevano partecipato all’inaugurazione del nuovo terminal dell’aeroporto internazionale di Pristina “Adem Jashari”. Realizzato su 42 mila metri quadrati e con una capacità di 4 milioni di persone all’anno, il nuovo terminale é costato 130 milioni di euro, una parte dei quali di provenienza turca. In cambio un consorzio francese a partecipazione turca ha ottenuto, fin dal 2010, la gestione dell’aeroporto per i prossimi 20 anni. 

Erdogan era tra l’altro accompagnato da una folta delegazione di ben 600 persone: alcuni ministri ma soprattutto imprenditori ed esponenti di varie istituzioni culturali ed economiche del suo paese. 

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