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Le petro-monarchie arabe alla conquista dell’Africa

Accordi economici, cooperazione politica e “lotta al terrorismo”: sono questi i temi su cui si è incentrato il terzo summit arabo-africano che si è concluso la sera del 20 novembre scorso in Kuwait dopo tre giorni di lavori.
Nel documento finale approvato i partecipanti hanno rivolto un appello ad accelerare i processi per l’integrazione economica dei paesi arabi – in particolare le ricche petro-monarchie del Golfo – e i paesi dell’Africa sub-sahariana.

All’incontro – a cui hanno partecipato delegazioni di ben 71 paesi diversi– erano presenti 34 capi di Stato, sette vicepresidenti e tre primi ministri. Tra i leader africani il ruandese Paul Kagame, il sudanese Omar Hassan al Bashir, l’ugandese Yoweri Museveni, l’etiope Hailemariam Desalegn e il kenyano Uhuru Kenatta.

All’apertura dei lavori l’emiro del Kuwait Sheikh Sabah Al Ahmed Al Sabah aveva annunciato l’impegno del suo paese a stanziare fino al 2018 un miliardo di dollari per prestiti a interesse ridotto ai paesi africani. Inoltre l’Emiro ha affermato che incoraggerà il settore privato ad investire nei paesi africani. 
Nel documento finale, intitolato ‘Dichiarazione del Kuwait’ gli Stati rappresentati si impegnano inoltre a contrastare il diffondersi del terrorismo in tutte le sue forme e a criminalizzare il pagamento di riscatti a gruppi terroristici. Anche se in molti casi i gruppi terroristici di matrice jihadista che scorazzano in Africa sono sostenuti e finanziati proprio dalle petromonarchie arabe.

Secondo la stampa africana, a tre anni dall’ultimo vertice, ospitato nella Libia di Muammar Gheddafi – poi defenestrato da una rivolta appoggiata dalla Nato che ha distrutto il paese – l’incontro dei giorni scorsi è stato dominato soprattutto dagli accordi bilaterali. In particolare – riferisce l’agenzia sudafricana Pana – i leader arabi puntano all’acquisizione di milioni di ettari di fertile suolo africano per contrastare l’insicurezza alimentare che minaccia i loro paesi. In cambio, le economie dei petrodollari dovrebbero garantire al continente progetti di infrastrutture e reti elettriche per un costo stimato di 700 miliardi di dollari, contendendo alla Cina la sua crescente penetrazione politica ed economica nel ‘continente nero’.

I delegati keniani al summit, ad esempio, hanno dichiarato di essere alla ricerca di finanziatori per la costruzione del corridoio (Lappset) che collegherà il Sud Sudan all’Etiopia e al Kenya e consentirà di trasportare il petrolio sudanese attraverso il porto di Lamu.

Il continente ha registrato una crescita economica del 5% nel 2012 secondo il Fondo monetario internazionale (Fmi). Un dato che dovrebbe calare quest’anno al 4,8% per poi risalire al 5,1% nel 2014.

Ma secondo la Banca mondiale, l’Africa ha bisogno di circa 30 miliardi di dollari all’anno solo per garantire il suo approvvigionamento di energia (nonostante possegga il 12% delle riserve mondiali di petrolio e il 42% dei giacimenti d’oro) . A questo si aggiunge la scoperta di grandi quantità di gas naturale al largo delle coste dell’Africa orientale, quindi un altro enorme potenziale economico.

Al vertice, infatti, si è discusso anche della proposta di creare un Forum economico Arabo-africano, con l’obiettivo di creare un mercato comune per i paesi dell’area. L’Africa crescerà, ma i frutti se li godranno, tra gli altri, gli emiri degli stati feudali della penisola arabica.

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