Fra sorrisi e abbracci l’accordo sul nucleare iraniano fa un primo passo. Cosa impensabile il mese scorso e finanche nell’ultimo incontro del 9 novembre, quando le posizioni sembravano distanti. Restavano tali anche nelle concitate ore della nuova seduta che s’è conclusa in nottata con un patteggiamento che varrà sei mesi, ma è già un approdo.
Le tre potenze mondiali (Stati Uniti, Russia, Cina) e delle tre europee (Gran Bretagna, Francia, Germania) lo vedono come un avamposto per tranquillizzare le agitate acque mediorientali. Il ministro degli esteri iraniano Javad Zarif gongola perché si rafforza il pragmatismo del dialogo lanciato dal presidente Rohani. In patria il nuovo corso potrà vendere l’ammorbidimento delle sanzioni nella speranza di riprendere a vendere idrocarburi anche a occidente. E Zarif pur coi modi suadenti che non gli mancano può dire: “Il nostro popolo chiede rispetto di diritti e dignità”. Nell’area solo l’irriducibile Israele parla di “cattivo accordo”, posizione rigida, da alcuni osservatori considerata preconcetta, del premier Netanyahu seppure occorrerà monitorare gli effetti futuri del patteggiamento in atto.
Cosa si è firmato – Per sei mesi l’Iran s’impegna a bloccare l’arricchimento dell’uranio sopra il 5%, fermare le riserve d’uranio arricchito al 20%, non aggiungere nuove centrifughe né utilizzare quelle di nuova generazione, non rifornire il reattore Arak, consentire accessi quotidiani agli ispettori Aiea nelle centrali di Natanz e Fordow. Da parte loro le potenze occidentali ammorbidiscono la morsa economica su Teheran, sospendono pro tempore sanzioni sull’export di oro, metalli preziosi, auto e prodotti petrolchimici, consentono al locale governo di recuperare i 4,2 miliardi di dollari congelati in banche asiatiche, frutto del commercio di petrolio verso quelle zone. Però un totale rilancio delle esportazioni energetiche, soprattutto a ovest, verrà ammesso solo dopo un patto completo che garantisca la rinuncia iraniana a un armamento nucleare. Perciò a giugno si dovrà riprendere a colloquiare.
Con un annuncio televisivo il presidente statunitense Obama ha lanciato un monito (“Se Teheran non manterrà gli impegni, gli Stati Uniti riprenderanno il programma di sanzioni dure“) vuole tenere buoni i recalcitranti alleati locali, israeliani e sauditi, che puntano, sempre e comunque, a isolare e colpire lo Stato degli ayatollah.
- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO
Ultima modifica: stampa