La Televisione pubblica della regione di Valencia ha interrotto le sue trasmissioni alle 12.19 di questa mattina, mentre in onda c’era un programma speciale realizzato in diretta a partire dalla mezzanotte, da quando cioè il governo locale aveva decretato la chiusura del canale televisivo. Così come è successo alcuni mesi fa alla catena televisiva statale ellenica Ert, all’ordine di chiusura i lavoratori hanno risposto con la disobbedienza, autogestendo le frequenze e continuando a trasmettere. Ma la resistenza di Canale 9, o Nou (in catalano) è durata poche ore.
Fino a quando numerosi agenti di polizia, accompagnati dai liquidatori nominati dal Consell – il governo autonomo valenciano gestito dalla destra del PP – hanno fatto irruzione negli studi della RTVV ed hanno sgomberato a spintoni i giornalisti e i tecnici dell’emittente pubblica che hanno cercato, in diretta, di opporsi alla chiusura lanciando slogan – “¡No tenéis vergüenza!”, “¡Fabra dimisión!” e “¡Ladrones!” – contro la destra e il capo del governo regionale che hanno approfittato dei tagli di bilancio imposti dall’Unione Europea e dal governo centrale di Madrid per attaccare un canale pubblico che forniva da anni informazione e intrattenimento nella versione locale della lingua catalana.
Mentre scriviamo lo sgombero dell’edificio è ancora in corso, molti lavoratori sono riuniti nella hall principale mentre la polizia ha preso possesso della regia. L’ordine di sgomberare immediatamente la sede televisiva pubblica di Burjassot (Valencia) in maniera anche violenta se i lavoratori non avessero ubbidito, era arrivato in mattinata dal Tribunale Superiore di Giustizia della Comunità Valenciana. Durante la notte giornalisti e tecnici avevano impedito fisicamente ai liquidatori nominati dal governo regionale di accedere alle installazioni della tv pubblica, evitando per alcune ore che i funzionari prendessero il controllo della regia della RTVV per interrompere le trasmissioni come ordinato. La polizia aveva cercato di irrompere nell’edificio alcune ore fa, ma era stata respinta da un cordone formato dai lavoratori dell’ente pubblico che urlavano ‘non si chiude’.
La tv pubblica della regione meridionale spagnola è la seconda a cadere sotto il colpo dell’austerity imposta ai Piigs dall’Unione Europea, dopo la Ert greca.
Non è detto che sia l’ultima vittima di un violento processo di distruzione dei beni comuni e del patrimonio pubblico che nel settore dei media e dell’informazione ha già causato la chiusura di numerosi quotidiani e riviste e l’accelerazione di un processo di concentrazione e monopolio della comunicazione nelle mani di pochi gruppi industriali e finanziari privati.
La chiusura dei canali tv e radio pubblici non solo accresce il monopolio dell’informazione in pochi e ‘fidati’ centri, ma risolve in parte anche il problema dello “snellimento” della pubblica amministrazione che da tempo è un diktat della Commissione Europea e del Fondo Monetario Internazionale.
- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO
Ultima modifica: stampa