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Bangladesh: operaio ucciso, compagni bruciano fabbrica straniera

Un enorme incendio ha distrutto oggi una fabbrica di vestiario in Bangladesh che lavorava per grandi imprese occidentali del settore tessile. Il fuoco è stato appiccato da alcuni operai imbestialiti dopo che si era diffusa la notizia della morte di un loro collega – secondo altre fonti due – ucciso dalla polizia durante una manifestazione, dispersa dai reparti antisommossa con gas lacrimogeni e pallottole di gomma. L’edificio, che si trova nella località di Gazipur, a 40 km dalla capitale Dacca, era stato preventivamente sgomberato dai lavoratori e quindi l’incendio non ha provocato né morti né feriti.

Un fotografo ha raccontato che i lavoratori hanno sparso a terra numerosi capi di vestiario di conosciute marche internazionali in lavorazione – American Eagle Outfitters, Gap e Wal-Mart Stores – e poi li hanno incendiati, e il fuoco in poco tempo ha avvolto l’intero edificio. I vigili del fuoco hanno impiegato ben 12 ore a domare le fiamme. La fabbrica distrutta – nell’incendio sono stati danneggiati anche due edifici adiacenti e vari furgoni carichi di vestiti pronti per essere venduti – era un moderno edificio di dieci piani, una delle dieci più grandi del Bangladesh, con un totale di 18.000 dipendenti.

Il settore tessile è il più sviluppato nel paese asiatico scosso negli ultimi mesi da gravissimi incidenti sul lavoro che hanno causato la morte di migliaia di operai ed operaie – il più grave nell’aprile scorso ha ucciso 1100 dipendenti – e da feroci proteste da parte dei sindacati che chiedono migliori condizioni di lavoro, salari più alti e leggi che garantiscano la sicurezza nelle fatiscenti fabbriche. Il governo in queste settimane ha accettato, dopo scioperi e scontri violentissimi tra lavoratori e polizia, di chiedere alle multinazionali di aumentare i salari mensili da 30 a 49 euro. Neanche il prezzo, sui mercati occidentali, di un solo capo di abbigliamento che gli operai del paese contribuiscono a confezionare.

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