E’ un po’ che non si sente parlare del movimento nazista ellenico finito sotto i riflettori nei mesi scorsi dopo che il governo di Atene ha finalmente deciso, ma solo dopo l’omicidio di un rapper antifascista da parte di un commando di Alba Dorata, di ordinare una maxiretata che ha portato in carcere vari dirigenti del partito al quale, pochi giorni fa, è stato sospeso anche il finanziamento pubblico.
Chrysi Avgi è tutt’altro che sconfitto, anzi.
Nei sondaggi – che lo danno intorno al 10% – non sembra aver subito grossi contraccolpi a causa dell’inchiesta che accusa il movimento di aver condotto per anni una campagna di attacchi razzisti e violenti che hanno portato al ferimento quando non all’omicidio di migranti o attivisti di sinistra. Per non parlare del taglieggiamento dei negozianti e degli ambulanti di origine straniera, dello sfruttamento della prostituzione e del traffico di armi.
Semplicemente, per ora, Alba Dorata continua a recitare parte della vittima, del ‘movimento antisistema’ contro le quali agirebbero le forze oscure della repressione targate Ue (un complotto comunista-giudaico-massonico, ovviamente).
La verità è che per anni le inchieste contro la violenza delle squadracce neonaziste sono state bloccate dai due maggiori partiti ellenici, socialisti e conservatori, ai quali faceva comodo che la rabbia popolare generata dalle tremende misure adottate su input della troika si orientasse verso l’estrema destra piuttosto che verso i comunisti o Syriza. Poi, ad un certo punto, il giocattolo si è rotto: l’omicidio di Fyssas – Killah P – ad Atene ha scatenato in tutto il paese violente manifestazioni di massa contro i neonazisti e contro l’impunità e le coperture di cui hanno sempre goduto e a quel punto l’atteggiamento del governo è cambiato.
Dopo la maxiretata di fine settembre, quando sono finiti in carcere numerosi squadristi, poliziotti vicini al movimento e anche numerosi deputati, Alba Dorata ha bloccato i suoi picchiatori, e le razzie contro migranti e attivisti dei partiti di sinistra sono state in gran parte sospese. Segno che dietro le aggressioni razziste c’era una regia unica, checché ne dicano i leader del movimento di estrema destra.
Tra sabato sera e ieri mattina però altri tre deputati di Chrysi Avgi sono finiti in manette con l’accusa di appartenere ad una “organizzazione criminale”. Dizione usata dai giudici inquirenti per indicare un partito che però né il governo né la magistratura ellenici hanno intenzione di mettere fuori legge a parte alcune restrizioni già decise sul finanziamento pubblico che Alba Dorata sta relativamente bypassando grazie ai lauti contributi provenienti da armatori e imprenditori.
Dopo aver trascorso la notte in cella nel comando centrale della polizia di Atene, oggi Giorgos Germenis, Panayiotis Iliopoulos ed Efstathios Boukouras sono stati trasferiti in carcere. I primi due sono andati a fare compagnia al fondatore e leader del partito, Nikolaos Michaloliakos nel penitenziario di Korydallos, mentre il terzo è finito nel carcere di Nafplio. Ora in parlamento il movimento può quindi contare ‘solo’ su 12 dei 18 eletti che aveva ottenuto nelle elezioni del 17 giugno del 2012 visto che sei sono finiti nelle patrie galere, e considerando anche che altri tre deputati – Ilias Kassidiaris, Nikos Michos e Ilias Panayotaros – pur essendo accusati di gravi reati sono per ora a piede libero.
I tre caporioni sono finiti in manette e sono stati interrogati per molte ore perché secondo il giudice istruttore Joanna Maria Klapa Dimitropoulou e il capo della Procura Isidore Ntogiakos sono responsabili di una campagna di persecuzione nei collegi dove sono stati eletti contro gli immigrati e sono accusati di reati quali banda armata e riciclaggio. Secondo gli inquirenti i tre, in particolare a Boukouras, durante le perquisizioni della polizia di alcuni giorni fa sarebbero stati trovati in possesso oltre che di armi anche di numeroso materiale compromettente sulle attività di Alba Dorata. Quello più interessante sarebbe rappresentato da foto e file – cancellati da un pc ma poi recuperati dalle forze dell’ordine – inerenti i campi di addestramento militare in cui gli squadristi di Chrysi Avgi si allenano in Grecia ma anche a Cipro.
Da segnalare che proprio nelle scorse ore anche qualcun altro in Grecia è finito dietro le sbarre: questa volta però si parla di due manager pubblici – Emmanuel Sotiris e Iannis Beltsios – finiti in carcere perché avrebbero favorito l’acquisto di sottomarini tedeschi in cambio di una maxitangente da più di 20 milioni di euro.
Europa tedesca e nazisti, qual è la padella e quale la brace?
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