Menu

Il golpe è servito, l’Ucraina a rischio secessione

E’ significativo che il primo atto politico di Yulia Tymoshenko sia stata una telefonata alla cancelliera tedesca Angela Merkel, che l’ex premier appena uscita di galera incontrerà presto personalmente, come ci ha tenuto a far sapere. Anche il leader della destra repubblicana statunitense John McCain – che qualche mese fa andò ad aizzare piazza Maidan contro “il regime” – rivendica di aver subito telefonato alla Tymoshenko e a Vitali Klitschkó.

A Kiev intanto il golpe procede spedito e apparentemente senza ostacoli, sotto la copertura di decisioni adottate nelle ultime ore da una Rada militarizzata dalle ormai ex opposizioni e guidata da ieri dal braccio destro di Yulia Tymoshenko, Oleksandr Turcinov (ex capo dei servizi segreti), appena eletto capo dell’assemblea elettiva e, sulla base della quasi ripristinata costituzione del 2004, anche presidente della Repubblica pro tempore.
Un Parlamento ucraino sotto il controllo delle milizie di Svoboda e di quelle ancora più irrequiete dei gruppi fascisti riuniti nel ‘Pravyi Sektor’ che, armi alla mano, hanno preso possesso di praticamente tutte le sedi istituzionali nella capitale e nelle regioni occidentali e che decidono chi e quando può entrare nell’Aula dove la nuova maggioranza sta rapidamente imponendo le misure chieste da piazza Maidan negli ultimi mesi.
A partire dalla liberazione di quella Yulya Tymoshenko che già ieri sera, appena scarcerata, è andata ad arringare la folla – alcune decine di migliaia di persone – che si assiepava in una piazza Indipendenza ancora occupata dalle barricate e dai fortini degli ‘insorti’. Li ha incitati a continuare, “gli eroi di Piazza Maidan”, la ‘pasionaria’ condannata tre anni fa per reati di corruzione, a continuare finché tutto ciò che rappresenta il governo precedente – e la Russia, e i partiti di sinistra – non sarà spazzato via. Il più è stato fatto: ieri in gran fretta i deputati di Udar, di Svoboda e di Patria – il partito della Tymoshenko – supportati da qualche decina di transfughi dell’opportunista e inconsistente Partito delle Regioni hanno destituito il presidente Yanukovich, convocato nuove elezioni per il 25 maggio, sostituito alcuni ministri chiave del governo (Esteri, Interni, Salute, Difesa).

Ora, all’interno del variegato fronte filoccidentale si apre una competizione che potrebbe diventare assai aspra – fu così nel 2004 e fece naufragare la ‘rivoluzione arancione’ – e che vede in pole position il capo di Udar, l’ex pugile Vitaly Klitchko (gradito all’Ue e alla Germania in particolare); la bionda icona Tymoshenko – in competizione interna con il capo del suo partito Patria, Arseniy Yatsenyuk – e anche il ricchissimo e influente oligarca Petro Poroshenko.

Mentre in tutto il paese si segnalano scontri, aggressioni, assalti a sedi politiche e sindacali da parte dei dimostranti oltranzisti o più spesso da parte di squadracce ben organizzate dei partiti di estrema destra, nei territori orientali e meridionali dell’Ucraina comincia a farsi seriamente strada l’idea che al colpo di stato filoccidentale e autoritario occorra rispondere con una separazione in due del paese. Già ieri 4000 delegati provenienti da tutti i territori dell’Est e del Sud, riuniti a Kharkov, hanno di fatto disconosciuto l’autorità della nuova leadership di Kiev assumendo i pieni poteri esecutivi nelle regioni dove meno forte è la presenza delle forze filo-Ue e filo-Nato. La Crimea aveva già minacciato nei giorni scorsi la propria separazione nel caso in cui il golpe dovesse sfociare in una guerra civile senza controllo.

Sparito di scena, per ora, l’ex presidente Yanukovich, che buona parte del suo partito sembra aver scaricato per inettitudine. Ieri molte fonti lo davano per fuggito all’estero – in Russia – ma poi è ricomparso in tv annunciando che non avrebbe riconosciuto il colpo di stato e non avrebbe promulgato le leggi adottate dal parlamento controllato ora dalle ex opposizioni. Ma poi – tutto da verificare – avrebbe di nuovo cercato di lasciare il paese a bordo di un aereo privato e, bloccato, si sarebbe allontanato da Kiev a bordo di un’automobile con destinazione ignota.

Sul fronte internazionale, forse per cercare di recuperare rispetto al protagonismo dell’UE e dell’asse Germania-Francia-Polonia in particolare, Stati Uniti e Fondo monetario internazionale si sono affrettati ieri ad annunciare che sono pronti ad aiutare l’Ucraina e a concedere aiuti economici a Kiev, alla quale ora non è detto che arriveranno i 15 miliardi di dollari promessi dalla Russia. Abbastanza esplicita una affermazione del Ministro del Tesoro USA, Jacob Lew, quando ha rivendicato il fatto che Washington «lavora insieme con altri paesi per assistere l’Ucraina nei suoi sforzi sulla strada del ritorno alla democrazia, alla stabilità e alla crescita». «Siamo pronti a impegnarci», ha rilanciato Christine Lagarde capo del Fmi, «pronti ad aiutare con un’analisi della situazione prima, naturalmente, di giocare il nostro ruolo, come è solito fare il Fondo in situazioni del genere». Chi sa se gli ignari manifestanti che assiepavano ieri Piazza Maidan hanno mai sentito parlare di Troika, austerity, tagli, sacrifici… 

- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

Ultima modifica: stampa

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *