Cresce di ora in ora la tensione in Ucraina e si allarga sempre più la spaccatura tra le regioni russofone dell’est e del sud del paese e le province occidentali dove le forze nazionaliste che hanno preso il potere a Kiev godono di un forte radicamento, almeno per ora e ricatti del FMI e della troika permettendo.
La svolta è venuta nella tarda mattinata di oggi da Donetsk, dove da mesi sono in corso scontri tra la comunità russofona e le sue organizzazioni politiche e paramilitari e i membri dei gruppi nazionalisti ucraini, spalleggiati dalle incursioni e dalle provocazione dell’estrema destra fascista.
Più volte nelle ultime settimane i manifestanti autonomisti hanno occupato le sedi locali di governo eleggendo propri rappresentanti alternativi a quelli imposti dalla giunta golpista, e sistematicamente sia a Donetsk sia nelle altre città dell’est del paese sono intervenute le forze dell’ordine arrestanti attivisti e sgomberando gli edifici.
Ma stavolta la situazione sembra essere cambiata, con settori consistenti degli apparati di sicurezza locali che sembrano essere apertamente passati dalla parte delle organizzazioni autonomiste. Ieri in alcune località si sono addirittura rivisti i Berkut, i membri dei disciolti reparti speciali della polizia ai tempi del destituito presidente Yanukovich, partecipare ai cordoni di sicurezza allestiti dai consigli locali per proteggere le occupazioni dei palazzi istituzionali.
L’ultima occupazione dell’edificio che ospita il consiglio regionale di Donetsk risaliva a ieri. Sfociata oggi in una improvvisa dichiarazione di indipendenza di quella che è stata ribattezzata ‘Repubblica Popolare’, proclamata all’unanimità dai membri del Consiglio regionale ‘alternativo’ – la Consulta Popolare – formato dai rappresentanti delle organizzazioni russofone e di sinistra della regione, supportati da migliaia di operai, minatori e altri lavoratori che oggi hanno scioperato nella regione del Donbass per raggiungere il capoluogo e dare manforte alle milizie popolari secessioniste. I manifestanti hanno deciso di istituire un proprio governo parallelo dopo che il Consiglio Regionale esistente ha respinto la richiesta di celebrare una immediata sessione straordinaria per deliberare sulla convocazione di una consultazione popolare sul futuro del territorio del Donbass.
Ed infatti il nuovo governo autoproclamato della regione ha anche indetto un referendum autonomista per il prossimo 11 maggio. “La Repubblica Popolare di Donetsk si crea all’interno dei limiti amministrativi della attuale regione di Donetsk. Questa decisione entrerà in vigore immediatamente dopo la celebrazione del referendum” recita la dichiarazione letta tra applausi e slogan dal portavoce della Consulta Popolare che ha anche chiesto al presidente della Russia Vladimir Putin di inviare immediatamente nel territorio orientale ucraino una ‘forza di pace’ per tutelare il corretto e pacifico svolgimento della consultazione popolare ed impedire l’intervento violento delle forze di sicurezza di Kiev, per ora prese completamente alla sprovvista.
Secondo alcuni media locali, un gruppo di sconosciuti ha tentato oggi di attaccare la sede della tv regionale, respinti dalle forze di sicurezza dopo aver sparato con i mitra contro l’installazione.
Nel frattempo rimangono occupati gli edifici del governo regionale di Kharkov e la sede dei servizi di sicurezza di Lugansk, dove gli attivisti filorussi si sarebbero anche impossessati di un certo numero di armi.
A quanto si apprende oggi a Donetsk è arrivata l’ex primo ministro filoccidentale ucraino Yulia Tymoshenko, mentre alcuni parlamentari della nuova maggioranza governativa hanno presentato alla Rada Suprema di Kiev un progetto di legge urgente che prevede l’imposizione dello stata di emergenza nelle regioni di Lugansk, Donetsk e Kharkov mentre nell’est dell’Ucraina il governo sta inviando alcune centinaia di membri dei corpi speciali Alfa nel tentativo di riprendere il controllo della situazione.
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