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Portogallo. La troika non perdona: nuovo salasso per i pensionati

Obiettivo raggiunto! Il debito pubblico portoghese è rimasto nel 2013 al di sotto del livello imposto dalla troika a Lisbona. Anzi, il governo di destra di Pedro Passos Coelho ha fatto anche di meglio di quanto ordinavano Banca Centrale Europea, Commissione Europea e Fondo Monetario Internazionale, perché alla fine il deficit rispetto al Pil si è ‘fermato’ al 5% invece che al 5,5% richiesto. 

Buone notizie quindi? Macchè. Il maxirisparmio è stato conseguito solo grazie ad una maxirapina nei confronti dei lavoratori, dei pensionati e dei giovani portoghesi, ai quali in pochi anni sono stati sottratti migliaia di euro di salario diretto e indiretto e numerosi diritti conquistati negli anni che seguirono l’uscita dal fascismo.
E i sacrifici degli ultimi anni, costati un collasso sociale senza precedenti, non sono bastati. Perché dopo aver vantato i ‘risultati ottenuti’ il premier Coelho ha annunciato un’ennesima sforbiciata alle pensioni. Nel mirino sono finiti circa 165000 pensionati che al mese percepiscono un assegno compreso tra i 1000 e i 1300 euro e che finora erano stati esentati dal cosiddetto ‘Contributo Straordinario di Solidarietà’. Solidarietà con chi? Con le banche?

Finora la gabella pari al 3,5% era stata imposta solo a chi percepiva un assegno superiore ai 1300 euro mensili, ma ora il tetto si abbassa ai settori meno abbienti, di nuovo. Perché l’obiettivo del governo è far scendere il rapporto deficit/pil fino al 4% e quindi dopo i tagli in busta paga e la cancellazione delle tredicesima ora tocca anche ai pensionati. I sindacati dei pensionati hanno convocato per oggi a Lisbona una manifestazione di protesta contro l’ennesimo taglio che in media costerà 60 euro al mese ad anziani che in molti casi faticano ad arrivare a fine mese.
A metà aprile arriveranno a Lisbona gli ispettori della troika e per il popolo portoghese si annunciano nuovi guai. Nonostante i vantati successi della politica di austerity lacrime e sangue infatti Coelho ha ancora bisogno di miliardi di euro di prestiti e se li vuole ottenere dovrà continuare a chinare la testa di fronte alle nuove richieste dei vampiri di Bruxelles e Francoforte, alle quali la classe padronale locale affianca le sue: più precarietà, libertà di licenziamento, diminuzione del costo del lavoro…
Anche sul miglioramento della situazione di cui il governo portoghese si vanta, con la complicità dei media compiacenti, ci sarebbe molto da dire. Ad esempio sul calo della disoccupazione tanto sbandierato negli ultimi mesi e utilizzato per accreditare il successo delle ricette della troika imposte al paese nonostante scioperi e proteste massicce.
E’ vero che negli ultimi mesi gli istituti statistici hanno riportato una diminuzione del tasso di senza lavoro dal 17,7 al 15,3%, ma si sono opportunamente dimenticati di spiegare che in buona parte il fenomeno si deve a una massiccia emigrazione dei giovani portoghesi verso i paesi del nord Europa, o addirittura verso il Brasile, l’Angola o il Mozambico. 

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