Il premio World Press Fredom Prize 2014 dell’Unesco é stato assegnato al giornalista turco Ahmet Sik, di recente rimesso in libertà dopo 11 mesi di carcere preventivo.
Un premio altamente simbolico tenendo conto del fatto che secondo il Comitato internazionale per la Protezione dei Giornalisti (Cpj) la Turchia del premier Recep Tayyip Erdogan è il paese del mondo con il maggior numero di cronisti e lavoratori dell’informazione in carcere per motivi politici.
Sik è stato coinvolto nel processo contro la OdaTv, una emittente televisiva ostile a Erdogan, dopo avere scritto un libro – “L’esercito dell’Imam” – poi proibito e sequestrato dalla censura di Ankara, sulla misteriosa e molto influente confraternita islamica Hizmet del predicatore Fetullah Gulen, allora ancora stretto alleato del primo ministro turco ed oggi suo acerrimo avversario.
In una nota il comitato del premio Unesco sottolinea che il giornalista turco è un “ardente difensore della libertà di espressione” che “ha dedicato la sua carriera a denunciare la corruzione e gli abusi dei diritti umani”.
Sik, che ha lavorato per diverse importanti testate giornalistiche turche, fra cui Cumhuriyet, Radikal, Evrensel e Reuters (nella foto dopo esser stato ferito dalla Polizia durante le manifestazioni dell’estate scorsa scatenate dal no alla distruzione di Gezi Park a Istanbul) è attualmente in libertà condizionata ma contro di lui pesa un accusa che potrebbe costargli una condanna fino a 15 anni di reclusione.
Il giornalista, già oggetto di un processo nel 2007 a causa di un suo articolo pubblicato sulla rivista ‘Nokta’, fu arrestato il 3 marzo del 2011 ed è rimasto in carcere preventivo per quasi un anno perché accusato di avere relazioni con la cosiddetta organizzazione ‘Ergenekon’, una rete di militari, funzionari statali legati agli ambienti nazionalisti e laicisti, malviventi ed esponenti politici dell’opposizione, accusata di voler organizzare un colpo di stato per rovesciare il governo liberal-islamista dell’Akp.
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