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Ucraina: attentato fascista contro il segretario del Partito Comunista

Nuove gravissime notizie giungono dall’Ucraina sotto il giogo del governo fantoccio imposto da Ue e Usa attraverso un colpo di stato e attraversato dagli assalti delle squadracce neonaziste di Settore Destro.

Appena insediatosi il nuovo regime, a febbraio, le prime misure dell’esecutivo Yatseniuk furono l’eliminazione del russo come lingua nazionale e l’avvio dell’iter per la messa fuori legge del Partito Comunista e del Partito delle Regioni. D’altronde in quei giorni la sede del Comitato Centrale del Partito Comunista Ucraino a Kiev era occupata da centinaia di estremisti di destra aderenti al coordinamento C-14 che, prima di sloggiare poche settimane fa, hanno prima devastato gli uffici e poi dato alle fiamme l’edificio. Stessa sorte toccata in questi mesi ad alcune decine di sedi locali del partito, in particolare nelle regioni centrali e occidentali del paese dove più forte è il radicamento del partito nazionalsocialista Svoboda – che ora conta quattro ministri – e delle milizie ancora più estremiste di Pravy Sektor, da tempo ormai inquadrate e stipendiate dallo stato all’interno della cosiddetta Guardia Nazionale. Non sono mancate neanche le aggressioni, alcune delle quali mortali, nei confronti di dirigenti e militanti del Partito Comunista e di altre organizzazioni di sinistra e antifasciste, alla quale appartenevano molte delle vittime bruciate vive o torturate e assassinate a freddo all’interno della Casa dei Sindacati di Odessa lo scorso 2 maggio.
Ma ora i tagliagole al servizio del regime controllato da Bruxelles e da Washington hanno mirato più alto. Ieri sera il segretario generale del Partito Comunista Petro Simonenko – già aggredito in parlamento alcune settimane fa dai deputati-picchiatori di Svoboda – era ospite di una trasmissione sul Primo canale della tv ucraina, alla quale partecipava per annunciare il suo ritiro dalle elezioni presidenziali del 25 maggio prossimo. Simonenko è il quarto candidato a ritirarsi dalla corsa per le presidenziali, una competizione elettorale farsa, senza alcun rispetto del pluralismo, con alcuni partiti perseguitati e di cui si prepara l’illegalizzazione e con mezzo paese di fatto assediato dalle forze militari fedeli al governo estremista. All’uscita dagli studi televisivi Simonenko è stato oggetto di un attentato fascista che poteva costargli la vita.  Una volta salito sulla sua automobile lui, altri militanti del Pcu e la sua scorta sono stati bloccati e aggrediti da una trentina di squadristi armati che hanno rotto i cristalli dell’automobile e hanno cercato di gettare delle molotov al suo interno nel tentativo di bruciare vivi gli occupanti.

Simonenko è miracolosamente scampato all’attentato nel quale alcuni dei suoi accompagnatori sono comunque rimasti feriti mentre della Polizia, naturalmente, non c’era alcuna traccia.
Lo stesso Simonenko ieri sera ha raccontato quanto era accaduto nel corso di un collegamento telefonico con l’emittente “112 Ukraina”. 
Il segretario del PCU ha dichiarato che al momento non è possibile indicare con certezza a chi facciano capo gli attentatori. Certamente i sospetti maggiori ricadono sull’estrema destra – Svoboda e Pravyj Sektor – ma anche all’interno delle altre forze di governo “più moderate” non sono pochi quelli che puntano alla distruzione delle forze di opposizione e in primo luogo dei comunisti. 
Qualche giorno fa, durante una delle tante sessioni parlamentari contraddistinte dalle continue minacce ai deputati comunisti, il candidato alle presidenziali e deputato di destra Oleg Ljashko aveva attaccato volgarmente la direzione del PCU. “L’azione che ha portato all’occupazione del palazzo del Consiglio Comunale di Mariupol è stata guidata dal capo del Partito Comunista di Mariupol, il consigliere comunale Dejnes…” ha urlato Ljashko. “Nella regione di Lugansk, Hohlov, consigliere del Partito Comunista, ha bloccato le unità militari e organizzato manifestazioni separatiste. A Slovjansk nella regione di Donetsk, il comunista Hvilevoj ha costruito barricate e sparato contro i nostri soldati. Questi sono tutti consiglieri eletti dei comunisti” aveva accusato l’esponente della giunta golpista.
Pochi giorni fa Il presidente ucraino ad interim, Oleksandr Turchinov, aveva chiesto al ministero della Giustizia di indagare “su possibili connessioni tra il partito comunista e i separatisti filorussi”, precisando che se questi legami dovessero essere provati, il partito di Petro Simonenko – unica forza di opposizione organizzata rimasta nel parlamento di Kiev dopo la rivolta di Maidan e forte di un 13% dei voti raccolti alle ultime elezioni politiche del 2012 – potrebbe essere dichiarato illegale. 

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