Ormai da giorni la Serbia, così come la Bosnia e parte della Croazia, stanno vivendo una delle più drammatiche alluvioni mai viste. Pochi chilometri a sud di Belgrado, a Obrenovac, il fiume Sava, grande affluente del Danubio è straripato all’improvviso travolgendo per chilometri tutto l’entroterra. Ma tutta la parte ovest della Serbia, in particolare la valle della Morava, è stata colpita dall’alluvione. Pensare al Danubio e alla Sava come a una tragico connubio, proprio loro che a Belgrado, alla confluenza, davanti alla fortezza di Kalemegdan danno vita a una delle immagini più belle di quella che è la vera Europa, proprio non ci riusciamo.
Tutto è iniziato giovedì scorso, 15 maggio.
Subito si sono attivati i mezzi di protezione civile, l’esercito, tantissimi volontari. A Obrenovac avevano chiesto tremila volontari, se ne sono presentati settemila. In Italia, i giornali, sia cartacei che televisivi, si sono accorti del disastro solo giorni dopo, quando già molti aerei russi, ad esempio, avevano effettuato scarichi di ogni tipo, da generi alimentari a vestiario.
A poco è servita ai nostri mezzi di (dis)informazione la vittoria di Novak Djoković agli internazionali di tennis al Foro Italico di Roma e la sua dedica immediata, istintiva, commossa a favore del suo popolo ma anche del popolo bosniaco e croato. Eppure, in quelle ore stava succedendo qualcosa di straordinario: una gara di solidarietà fra tutti gli stati della ex Jugoslavia.
Fatta eccezione per gli albanesi del Kosovo, che anche in questa occasione si sono distinti in quello che a loro viene meglio, la pratica dell’odio antiserbo, sembrava davvero veder rinascere la cara, vecchia Jugoslavia, in tutto quel frenetico invio di aiuti, questi si!, umanitari. Eppure, da noi non se ne è parlato se non quando proprio costretti. Così, anche il nostro governo ha voluto partecipare, certo con tempismo e generosità piuttosto diversi dai giorni dei bombardamenti, di cui proprio in questi giorni ricorre il 15.o anniversario (vedi: http://www.unponteper.it/un-tesoro-pericolo/).
All’epoca, non vennero lesinate bombe, missioni aeree, come pure cospicuo fu l’invio di truppe di terra che entrarono in Kosovo e Metohija dopo gli accordi di pace di Kumanovo, truppe che, sotto l’egida Nato della Kfor (Kosovo force) ancora sono presenti in loco, col compito, a volte in maniera davvero singolare, proprio di salvaguardare e proteggere quei monasteri serbo-ortodossi che, durante i 78 giorni di bombardamenti, erano “patrimonio del nemico!”. 300 mila euro, stanziati dal nostro governo per l’elemosina a Serbia e Bosnia. Eppure, afferma il ministro Mogherini, che ha annunciato una sua visita ai paesi colpiti ma solo, bontà sua, quando assumerà la presidenza UE: “I Balcani sono una priorità per il governo italiano”.
Alla faccia della priorità! Con le dichiarazioni, siamo evidentemente rimasti al ’99, con gli stanziamenti no. Avessero invertito la cosa, per Serbia e Bosnia, ogni problema sarebbe risolto!
Invece, come ci raccontano dalla Croce Rossa di Kraljevo, da giorni impegnata nell’emergenza drammatica da affrontare “Per tornare alla situazione economico-sociale di giovedì scorso avremo bisogno di anni!” (vedi: http://unsorrisoperognilacrima.blogspot.it/).
Nella sola zona di Kraljevo, dove Un Ponte per… è attivo da 15 anni, sono rimasti tagliati fuori dai collegamenti numerosi villaggi. Tanti ponti, soprattutto i più piccoli, distrutti. Strade divelte, campi coltivati devastati, frane e fango che hanno raggiunto anche un metro di altezza, acqua che è arrivata fino al primo piano delle case, fogne rotte che si sono mischiate con le acque delle inondazioni uccidendo animali da cortile e da allevamento e portandone anche dal fiume. Ora, si temono epidemie, c’è un odore cattivo ovunque, con gli insetti, zanzare in primis, a farla da padroni.
Per usare un parallelo con l’aggressione Nato del ’99 e con i bombardamenti, paradossalmente la vera tragedia nascerà adesso, col defluire delle acque, così come la tragedia più grande iniziò proprio con la fine dei bombardamenti. Tutte le conseguenze di quel disastro, si pagheranno anche in questa occasione. Famiglie già fortemente impoverite da anni di dopoguerra, dovranno riparare le loro case, pensiamo a quelle di tanti profughi, a fatica costruite… dovranno ricomprare vestiti, letti, mobili, elettrodomestici, generi alimentari per l’inverno ché l’orto è distrutto, la legna per la stufa, portata via dalla furia delle acque e tutto ciò che serve per vivere. In Bosnia, riaffiorano le mine antiuomo, molte zone da bonificare avranno i recinti e le segnalazioni divelte, forse scopriranno che le abbiamo costruite qui in Italia, con buona pace del ministro Mogherini…
Abbiamo, ovviamente e fin da subito, lanciato una raccolta fondi, noi da quelle parti ci stiamo da 15 anni, molte di quelle famiglie le abbiamo conosciute talmente bene che ora fanno parte della nostra vita e già durante i bombardamenti avevamo scelto da che parte stare e senza tentennamenti (vedi: http://www.unponteper.it/tag/serbia/).
Manderemo i soldi raccolti alla Croce Rossa di Kraljevo, che li smisterà alle famiglie che riterrà più in difficoltà, così come facemmo quando un terremoto violento colpì proprio il comprensorio di Kraljevo nel 2010 (vedi: https://www.youtube.com/watch?v=kHGbSQ1AjG8&feature=related).
Allora, come ora, fummo tra i primi ad attivarci e non eravamo in compagnia di certe “Onlus” che, in questi ultimi tempi, si sono affacciate in Serbia così come in Kosovo e Metohija, molto vicine a settori dell’estrema destra e molto lontane dallo spirito di solidarietà e amicizia che da sempre ci lega col popolo serbo e, in generale, con quello che ama ancora definirsi jugoslavo.
Pur non avendo contatti con realtà e istituzioni locali, infatti, queste “Onlus” si sono subito attivate col loro conto corrente alla ricerca di fondi che destineranno, evidentemente, alla loro missione, che poco ha a che fare con l’alluvione. Basta guardare a quanto accade nel resto dei Balcani, Ucraina docet, per comprendere quale fine muove certi personaggi in quei paesi, storicamente antifascisti.
Invitiamo tutti a unirsi a noi in questa gara di solidarietà che dovrà continuare, perché proprio adesso nascono le maggiori difficoltà per tante famiglie che noi, di Un Ponte per… sosteniamo da anni. Una solidarietà che non dovrà cessare quando la notizia non sarà più in prima pagina, anche perché in prima pagina, qui da noi, non c’è mai stata.
Per contribuire:
Posta: ccp 59927004 intestato a: associazione Un ponte per…
Banca: conto corrente n 100790 Banca Popolare Etica
IBAN: IT52 R050 1803 2000 0000 0100 790
CIN: R ABI:05018 CAB:03200 SWIFT: CCRTIT2T84A
IMPORTANTE: Causale: ALLUVIONE SERBIA
Tutti quelli che doneranno verranno informati dell’andamento della raccolta e della situazione generale.
* Un Ponte per…
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