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Escalation in Ucraina: decine di soldati morti

Nelle zone orientali dell’Ucraina ormai è guerra aperta. Notizie a cui la stampa occidentale dà scarso risalto parlano di decine di morti negli attacchi e nei combattimenti delle ultime ore. 

Il bilancio più grave è probabilmente quello provocato da un attacco dei combattenti della Repubblica Popolare del Donbass presso Volnovakha, 60 km a sudest di Donetsk, contro un check-point dell’esercito di Kiev. Pesante il bilancio dell’attacco realizzato all’alba di ieri, che avrebbe causato 17 morti tra i soldati delle forze fedeli alla Giunta golpista e almeno altri 18 feriti. La maggior parte delle vittime sarebbe morta nell’esplosione di un blindato preso di mira con granate e mortai.
Per nascondere la debacle militare del proprio esercito, il premier ucraino ad interim Arseniy Yatsenyuk ha accusato l’esercito russo di essere coinvolto nei combattimenti nella zona ed ha chiesto una riunione d’urgenza del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Proprio ieri, per la prima volta in maniera esplicita, il governo degli Stati Uniti aveva però riconosciuto che una parte delle truppe russe schierate ai confini con l’Ucraina è stata ritirata, dopo l’esplicito ordine annunciato dal presidente russo pochi giorni fa.
Uno dei leader delle forze antigolpiste, Pavel Gubarev, ha smentito in un primo tempo che gli attacchi di Volnovakha fossero opera delle sue forze, ma poi il comandante dei guerriglieri di una località vicina, Horlivka, ha rivendicato l’operazione militare all’agenzia Associated Press: «Abbiamo distrutto un posto di blocco dell’armata fascista ucraina dislocata sulla terra della Repubblica di Donetsk», avrebbe detto il comandante della guerriglia. In realtà, a guardare alcuni video che circolano in rete, sembrerebbe che alcuni dei soldati ucraini siano stati uccisi ‘per errore’ da alcuni elicotteri di Kiev che invece di prendere di mira i guerriglieri avrebbero bombardato le barricate dei propri uomini.
Sempre nelle ultime ore il Ministero della Difesa di Kiev ha fatto sapere di un altro militare ucciso durante uno scontro a fuoco nel villaggio di Rubézhnoe, alla periferia della città di Lisichansk, nella regione di Lugansk, anch’essa dichiaratasi indipendente. Il leader della Repubblica Popolare di Lugansk, Valeri Bolótov, ieri ha dichiarato la Legge Marziale ed ha dichiarato la mobilitazione totale di tutti gli uomini tra i 18 e i 45 anni che vivono nella regione in vista di una possibile recrudescenza dei combattimenti alla vigilia delle elezioni farsa del 25 maggio. Le forze antigolpiste hanno informato di alcune vittime civili provocate dall’ennesima offensiva dei militari di Kiev e dei miliziani neonazisti inquadrati nella Guardia Nazionale e anche del ferimento di 25 combattenti delle milizie popolari che per ostacolare l’avanzata dei blindati nemici hanno fatto saltare un ponte.
Sempre nella regione di Lugansk i combattenti della Repubblica Popolare hanno attaccato e poi occupato 4 miniere di proprietà di alcuni oligarchi.

Da parte sua l’Onu, come aveva fatto nei giorni scorsi Amnesty International, diffonde versioni di comodo e tutte schierate a favore del regime nazionalista di Kiev. Secondo le Nazioni Unite nelle “violenze nell’Est dell’Ucraina” negli ultimi giorni sarebbero morte 127 persone. A detta dell’Onu nelle regioni insorte “la situazione dei diritti umani è in continuo peggioramento e un ulteriore deterioramento potrebbe portare ad una fuga consistente della popolazione”. Autore della denuncia realizzata nel corso di una riunione del Consiglio di sicurezza è il segretario generale aggiunto dell’Onu per i diritti umani, Ivan Simonovic. Tra le violazioni dei diritti umani riportate dal croato Simonovic si elencano detenzioni illegali, il sequestro di giornalisti e di membri della commissione elettorale. Ma la notizia delle ultime ore è che sono le forze fedeli al regime golpista ad arrestare i giornalisti. Ad esempio il reporter britannico Graham Phillips, dipendente della Russia Today, arrestato e trattenuto per 36 ore dai servizi segreti di Kiev (Sbu) senza che neanche gli fossero formalizzate le accuse nei suoi confronti. Dopo esser stato liberato Phillips ha spiegato di essere stato arrestato a Mariupol da militari ucraini mentre scattava alcune foto e tacciato di essere una spia russa. Ma i servizi di intelligence ucraini continuano a trattenere due giornalisti russi arrestati domenica scorsa dai nazisti della Guardia Nazionale nei dintorni di Kramatorsk. Si tratta di Oleg Sidiakin e Marat Sáichenko, giornalisti del canale televisivo russo LifeNews, fermati dalle milizie di estrema destra mentre realizzavano un reportage sugli scontri tra forze regolari e guerriglieri antigolpisti. Incredibilmente l’Sbu accusa i due di ‘accompagnare dei terroristi per informare sulla loro attività illegale”.

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