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Gaza. L’Onu chiede (solo ora) il cessate il fuoco

“C’e’ uno sforzo comune internazionale. Smettete di combattere, cominciate a parlare e andate alla radice del conflitto”. Questo l’invito rivolto dal segretario generale dell’Onu Ban Ki Moon. “Nessuna attività militare – ha aggiunto – servirà a raggiungere questo scopo”.
“Condanno l’uso di siti civili da parte di Hamas per scopi militari. L’uso di scuole, ospedali e moschee per uso militare”. Ha affermato Ban ki-moon nella conferenza stampa con il premier Benyamin Netanyahu. Singolare strabismo, che suona come un avallo alle stragi di civili commesse dall’esercito di Israele che – appunto – giustifica il bombardamento persino delle ambulanze con questo pretesto. In pratica, così come scritto da Bernard Henry Levy in uno degli articoli più infami mai redatti sulla guerra ingenerale – se i civili palestinesi muoiono è colpa di Hamas, non dei militari israeliani.

Ban, subito dopo l’incontro con Netanyahu, proseguirà per Ramallah dove incontrerà  Abu Mazen. Mercoledì il segretario generale dell’Onu incontrerà anche il ministro degli Esteri Avigdor Lieberman, quello della giustizia Tizpi Livni e il leader dell’opposizione Isaac Herzog. Da sottolineare che non cercherà nemmeno di mettere piede a Gaza, fatto che imporrebbe a Israele un vero cessate il fuoco.

A Gaza “non vi è letteralmente alcun posto sicuro per i civili” ha affermato a Ginevra il portavoce dell’Ufficio Onu per gli affari umanitari (Ocha), Jens Laerke evocando una situazione “devastante”. “Piu’ di 100mila persone risultano sfollate in 69 scuole gestite dall’ Unwra” (l’ente dell’Onu per i rifugiati palestinesi). La Striscia è densamente popolata con un numero stimato di 4.500 persone per chilometro quadrato. Non c’è letteralmente alcun posto sicuro per i civili. Circa 500 case sono state distrutte o gravemente danneggiate dai bombardamenti aerei israeliani, ha aggiunto il portavoce evocando le gravi difficoltà degli sfollati e dei feriti. Particolarmente preoccupante è la situazione dell’accesso all’acqua. “Globalmente, stimiamo che 1,2 milioni di persone non abbiano accesso all’acqua o solo in modo limitato. Inoltre, abbiamo notizie di inondazioni delle fognature, una minaccia per la salute pubblica”, ha aggiunto.

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