Italia ed Egitto mostrano le loro attenzioni sulla destabilizzata situazione in Libia. Secondo l’agenzia Nena News durante i recenti colloqui al Cairo tra Renzi e il generale Al Sisi, incentrati sulle questioni mediterranee e, quindi, in maniera quasi esclusiva su Gaza e Libia, il premier italiano e il Generale Abdel Fattah al-Sisi “hanno concordato sull’importanza di una risoluzione della questione libica per entrambi i Paesi”. Sulla Libia “non possiamo perdere ulteriore tempo, gli scontri armati devono cessare” ha detto il presidente egiziano Al Sisi. “La Comunità internazionale e l’Unione Europea – ha aggiunto – hanno la responsabilità morale e umanitaria per porre fine a questa situazione, anche su questo punto c’è stato accordo tra noi e il premier Renzi”.
Ma Renzi ha aggiunto qualcosa di più affermando che l’Italia porterà la propria proposta di intervento durante il vertice NATO previsto dal 4 e 5 settembre in Galles. Il viceministro degli Esteri, Lapo Pistelli, ha avvertito che “non ci si può permettere di avere una seconda Somalia alle porte di casa”,
Oggi in una intervista al Corriere della Sera del deputato Latorre (Pd), Presidente della Commissione Difesa della Camera , si allude piuttosto esplicitamente ad un nuovo “Intervento militare ONU” a guida italiana per proteggere pozzi, porti e disarmare le milizie. La Torre nell’intervista ha chiesto un pronunciamento del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite già ad agosto, ma soprattutto ad una decisione per un intervento della NATO nel vertice dei primi di settembre a Cardiff.
Dal canto suo l’Egitto ha rafforzato la presenza militare lungo il confine con la Libia al fine di evitare infiltrazioni jihadiste, come nel caso dell’attacco islamista avvenuto a metà luglio a Farafra dove sono morte 22 guardie di frontiera egiziane. Nei giorni scorsi L’Egitto, per voce del ministro degli esteri Sameh Shoukry, aveva affermato che l’Egitto «sostiene l’unità della Libia» e che il governo egiziano «è contrario ad ogni ingerenza negli affari interni del paese e condanna chi all’interno della Libia o all’esterno abbia inserito l’Egitto negli sviluppi in corso» perché «Il Cairo considera la questione come puramente libica». Nonostante la nota ministeriale- secondo una nota dell’Ispi (Istituto di Studi Politica Internazionale), le voci di un possibile intervento del Cairo nelle questioni libiche si ripetono da giorni tanto che Amr Moussa, ex segretario della Lega araba, ha riferito all’agenzia stampa Mena che Il Cairo potrebbe essere costretto ad esercitare il proprio «diritto all’autodifesa» in Libia se dovessero continuare a sorgere tanti emirati islamici o “mini-stati” sul modello di quello proclamato a Bengasi lo scorso 1° agosto in quanto rappresenterebbero una «minaccia diretta» per la sicurezza nazionale egiziana.
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