A sorpresa, ieri, quando ancora non si erano placate le polemiche generate dall’invio unilaterale di aiuti umanitari russi alla popolazione di Lugansk, e quando si prevedeva un abbassamento della tensione in occasione dell’incontro di oggi a Minsk tra Putin e Poroshenko, nelle regioni orientali dell’Ucraina si è aperto un nuovo fronte di battaglia. Nei pressi di Mariupol, grande città portuale delle regioni sud-orientali ucraine, conquistata definitivamente a metà giugno dai golpisti dopo che già il 9 maggio i battaglioni punitivi di Kiev avevano fatto strage di militari e civili passati con gli insorti.
Ieri pomeriggio alcune fonti hanno cominciato a notare che a Mariupol le unità della Guarda Nazionale (i volontari di estrema destra) stavano abbandonando le loro postazioni. Una fuga, secondo alcuni, una mobilitazione per rintuzzare quella che i media ucraini definivano ‘invasione russa’ per altri. Anche il sito Russkaja Vesna informava che le unità dell’esercito ucraino avevano abbandonato in fretta i posti di blocco e si erano allontanati e messi al sicuro.
A lungo anche i media italiani hanno parlato di una consistente colonna di carri armati e blindati russi – ma mascherati dalle insegne della Repubblica Popolare di Donetsk – che a sorpresa ha attraversato il confine tra Russia e Ucraina all’altezza di Novoazovsk, sul Mare di Azov, prendendo di sorpresa le truppe di Kiev che però avrebbero risposto al fuoco ingaggiando una dura battaglia. A detta del Consiglio di Sicurezza la resistenza ucraina avrebbe costretto il convoglio ‘russo’ a dividersi in due tronconi presto isolati e annichiliti. Secondo il comandante del Battaglione Azov (composto soprattutto dai miliziani neonazisti di Settore Destro) Ihor Mosiichuk, il convoglio era formato anche da lanciamissili e pezzi di artiglieria, molti dei quali sarebbero stati distrutti.
Invece secondo le fonti delle milizie popolari del Donbass l’offensiva annunciata da Donetsk é riuscita a sbaragliare in parte le forze ucraine e a dare alle milizie popolari il controllo di alcune cittadine e postazioni vicino al confine russo di importanza strategica.
Il ministro degli esteri russo Sergej Lavrov ha immediatamente negato il coinvolgimento delle truppe della Federazione Russa nei combattimenti, nel corso di una conferenza stampa convocata per annunciare che presto Mosca invierà alle popolazioni del Donbass un secondo convoglio di aiuti umanitari e che la Russia è preoccupata della pulizia etnica che le forze armate ucraine stanno compiendo nella regione vittima della cosiddetta ‘operazione antiterrorismo’.
Ma poi i servizi segreti ucraini hanno annunciato la cattura di 10 “cittadini russi armati” descritti poi come paracadutisti della 98esima divisione aviotrasportata di Mosca. Qualche ora dopo fonti governative hanno anche cominciato a diffondere video e foto dei dieci presunti militari russi arrestati.
Mentre ancora oggi Kiev parla di “un’invasione su vasta scala” – anche se sembra che il convoglio fosse composto da soli 14 veicoli, e comunque non più di 30 secondo altre testimonianze – Mosca ha alla fine ammesso la presenza episodica di propri soldati in territorio ucraino ma ha affermato che lo sconfinamento è stato solo ‘un errore’. «I soldati russi catturati in Ucraina hanno sconfinato con ogni probabilità per caso durante un pattugliamento e non hanno opposto alcuna resistenza», ha spiegato il ministero della Difesa russo.
Da parte sua Andrei Purgin, vicepremier della Repubblica Popolare di Donetsk, ha rivendicato l’attacco con i carri armati fatti arrivare dai dintorni di Telmanovo allo scopo di colpire e accerchiare alcuni reparti della Guardia Nazionale nei pressi di Mariupol e allentare così la morsa degli assedianti su Donetsk e Lugansk la cui popolazione è ormai allo stremo. Proprio ieri ad aggravare la situazione – e non è la prima volta che accade – alcuni colpi di artiglieria sparati dai governativi hanno colpito e danneggiato uno stabilimento chimico nei pressi della grande città industriale.
Naturalmente il Pentagono è corso subito in soccorso di Kiev affermando che «le incursioni militari della Russia in Ucraina – la loro artiglieria, i sistemi di difesa aerea e i soldati – rappresentano una escalation significativa».
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