La lotta paga se la fai davvero. E aiuta molto, di questi tempi, il fatto di possedere o no una professionalità alta e insostituibile. Con tutte le premesse doverose, comunque, bisogna segnalare che i piloti di Air France hanno ottenuto un risultato storico significativo: rinuncia al progetto di creare Transavia Europe, compagnia low cost con basi in altri paesi europei e i cui dipendenti avrebbero avuto contratti meno generosi rispetto a quelli francesi. Un classico della delocalizzazione infraeuropea, insomma.
Nulla di sorprendente per chi, come noi, ha visto fare lo stesso con Alitalia, Meridiana, AirOne et similia. Uno choc, invece, per i francesi, che hanno un’idea dello Stato e dell’importanza del “pubblico” assai più elevata che in Italia. Non ci si può infatti dimenticare dei piloti Alitalia, sempre i primi a rompere il fronte rispetto ai meno “professionalizzati” colleghi di lavoro (assistenti di volo, personale di terra, handling, ecc) e quindi “facilitatori” – sia pur involontari, forse – dei progetti di smantellamento della compagnia di bandiera.
Al contrario, i sindacati dei piloti francesi, supportati da tutte le altre categorie del trasporto aereo, hanno condotto uno scontro senza mediazioni, uno sciopero ad oltranza durato dieci giorni, nonostante lo stesso – squalificato, certo – presidente della Republique fosse sceso in campo per “invitarli” a interrompere il blocco.
Nessuno ha provato a criminalizzarli, nonostante il 60% dei voli sia stato cancellato, le scene di passeggeri disperati lasciati a terra o il danno economico per la compagnia (circa 200 milioni di euro). Questione di consapevolezza di essere citoyen, non sudditi; titolo conquistato sul campo, tagliando la testa al re (ops!).
Alla fine è stata l’azienda – di proprietà statale, come l’Alitalia prima di Colaninno e i suoi “caporali coraggiosi” – ha fatto marcia indietro marcia indietro, rimettendo per ora nel cassetto l’audace piano industriale low cost. Ripensare, non cancellare. L’amministratore delegato del gruppo Air France-Klm, Alexandre de Juniac, è stato più che ambiguo sul punto, parlanod i un nuovo piano “al 100% per la Francia”. In pratica, par di capire, rinuncerebbe a basare anche in altri paesi la nuova compagnia low cost, senza però rinunciare all’idea di fondo. Ovviamente ha ccompagnato la riproposizione di un frammento del progetto contestato con la promessa di “oltre 1.000 posti di lavoro”, 250 dei quali piloti. In cambio, pretende che il lavoro riprenda “subito”. Sapremo di qui a qualche ora se sarà stato abbastanza convincente.
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