Menu

L’Ucraina sotto il tallone della troika e degli oligarchi

Cercando di far cassa, il presidente ucraino Poroshenko, uscito indebolito dalle elezioni della scorsa settimana, è costretto ora a pagare pegno ai padrini occidentali, in particolare all’Unione Europea e al FMI. L’oligarca ha intenzione di privatizzare tutte le miniere del paese, e di eliminare quelle che non riuscirà a vendere. 

La privatizzazione di ampi settori dell’economia pubblica o semipubblica d’altronde è uno dei diktat imposti da Bruxelles e dalla troika per concedere aiuti al nuovo regime, fondamentali in un paese che conta almeno 5 milioni di disoccupati e milioni di emigrati all’estero in cerca di lavoro e reddito, e dove i pochi soldi in cassa sono stati sperperati per finanziare una guerra contro quella parte della popolazione del paese che, nel Donbass, non ne vuole sapere di far parte di un’Ucraina gestita armi alla mano dai nazionalisti russofobi.
Il problema è che molte delle miniere e delle proprietà statali che Poroshenko vuole – deve – privatizzare si trovano proprio nei territori delle Repubbliche Popolari di Donetsk e Lugansk, e quindi fuori dal controllo della Giunta. Quale imprenditore, ucraino o straniero, comprerà aziende da un governo che non può assicurare alcunché sul futuro di territori che non riesce a riconquistare nonostante mesi di bombardamenti e assedio? E’ evidente che Poroshenko dovrà abbassare, e di molto, i prezzi di vendita delle miniere e delle imprese pubbliche messe all’incanto, svendendo di fatto un enorme patrimonio pubblico agli oligarchi suoi alleati o competitori o a qualche multinazionale straniera disposta anche a rischiare grosso pur di accaparrarsi importanti risorse minerarie ed industriali.
Nel frattempo la situazione sociale del paese continua a peggiorare a causa della rot­tura dei legami econo­mici con la Rus­sia e il con­se­guente stop di molte imprese, e alle misure di “auste­rità” det­tate dal Fmi, a partire dai mas­sicci licen­zia­menti nel set­tore pub­blico e dall’aumento dei prezzi dei prodotti pri­mari. Per assorbire l’Ucraina all’interno del proprio mercato comune Bruxelles pretende di fatto la distruzione dei pochi settori economici del paese realmente competitivi – agroalimentare, acciaio, industria aero-spaziale ecc – perché altrimenti farebbero eccessiva concorrenza alle imprese europee, anzi tedesche.
E’ davvero paradossale che sia una “rivoluzione nazionalista” a consegnare alla troika e alle multinazionali europee le chiavi dell’Ucraina.

Sul piano economico è di oggi invece la notizia che la Banca Nazionale Ucraina ha vietato i prestiti e i depositi in rubli, ed inoltre ha imposto il divieto per l’importazione di valuta russa che superi l’equivalente di 10 mila grivna ucraine, pari a circa 770 dollari, nel territorio del Paese attraverso il confine con la Crimea. Già a settembre la Banca Nazionale di Kiev aveva proibito l’emissione di valuta estera, compresi i rubli russi, su carte di pagamento, introducendo la conversione obbligatoria in grivna e rallentando la procedura di acquisto di valuta estera sul mercato interbancario dei cambi.

- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

Ultima modifica: stampa

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *