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Capire come va il mondo, La finestra di Kobane

A volte non servono lunghissime analisi per cogliere il nocciolo essenziale di un problema, o di un conflitto. E non c’è attualmente sul pianeta una situazione più complessa, meno lineare, di quella creatasi in Medio Oriente. Dove tutti sono o sembrano in guerra contro tutti, con “priorità” di nemici assai diversa (come spiega in modo cinico e omicida l’ambasciatore israeliano a Roma), con alleanze variabili come l’umore di un “bipolare”.

Serve grande conoscenza dei fatti, del terreno, dei protagonisti, ma soprattutto della Storia, per estrarre in modo efficace il succo razionale che chiarisce un quadro altrimenti oscuro, fatto di una successione di eventi e nomi che avanzano dal buio e lì scompaiono dopo un attimo.

Ecco qui un saggio eccellente di questa capacità, per la penna di Alberto Negri, massimo conoscitore del Vicino Oriente, su IlSole24Ore.

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A Kobane si capisce come gira il mondo

Kobane è un esempio di come vanno le cose in Medio Oriente ma anche da noi in Occidente. I turchi hanno ceduto alle pressioni Usa permettendo ai curdi siriani e ai peshmerga iracheni di combattere con i fratelli assediati dal Califfato.

La notizia, accompagnata da lanci di armi e rifornimenti americani, è arrivata dopo che il governo islamico della coppia Erdogan-Davutoglu ha bastonato duramente i curdi per impedire che passassero la frontiera provocando un’ondata nazionale di proteste con 35 morti. Il messaggio di Ankara ai curdi è questo: fatevi pure ammazzare contro il Califfato ma non sperate di ottenere nulla, né autonomia né tanto meno indipendenza. La Turchia ha come obiettivo la caduta di Assad e contenere i curdi, non eliminare lo Stato Islamico.

Washington e l’Occidente devono decidere chi deve combattere sul campo: i riluttanti alleati degli americani non hanno nessuna voglia di farlo. I curdi non vanno bene alla Turchia, le milizie sciite sono troppo filo-iraniane e ostili ai sunniti. E allora chi mandiamo? Eserciti per ora soltanto sulla carta? Questa guerra appare sempre meno convincente. La realtà è che la disintegrazione regionale permette di rifare la mappa del Medio Oriente e scardinare l’asse sciita Teheran-Baghdad-Siria-Hezbollah libanesi. Il Califfato è un mostro provvidenziale allo scopo: prima di essere eliminato deve crearsi una situazione in cui viene resa possibile una nuova entità statuale in mezzo alla Mesopotamia, a cavallo di Siria e Iraq. E forse allora si comincerà a combattere davvero.

(Alberto Negri)

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