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L’ambasciatore di Israele in Italia: meglio l’Isis che l’Iran

L’Iran rappresenta per Israele e per gli equilibri del Medio Oriente un pericolo strategico maggiore di quello costituito dai jihadisti dello Stato Islamico (Is): è quanto ha affermato l’ambasciatore israeliano in Italia, Naor Gilon, in alcune dichiarazioni rese all’agenzia di stampa ANSA, ai margini di un convegno organizzato a Roma dalla fondazione Magna Carta sulla cosiddetta “instabilità mediorientale”. “La vera minaccia – ha spiegato Gilon – è il rafforzamento, grazie all’atomica, di Teheran. Non solo perchè l’Iran è lo sponsor di nemici storici di Israele come Hezbollah (movimento sciita libanese) o di Hamas, sebbene quest’ultimo movimento sia sunnita. Ma anche perchè le capacità militari nucleari dell’Iran innescherebbero una corsa al riarmo in tutta l’area, e la guerra esistente tra sciiti e sunniti, la principale frattura della regione, si trasformerebbe in uno scontro tra Stati in possesso di armi atomiche”. “Per tali motivi, l’Iran rimane per noi, da un punto di vista strategico, il pericolo numero uno”.

“Poi, in seconda e terza posizione, si piazzano il terrorismo dei jihadisti dell’Is, estremisti sunniti che sono riusciti ad occupare ‘terre di nessuno’, ovvero zone non controllate in Siria e in Iraq, e il terrorismo di Hamas”, ha osservato il diplomatico. In effetti gli integralisti islamisti utilizzati e manovrati dalle petromonarchie del Golfo e dalla Turchia e tollerate dalle potenze occidentali fino a pochi mesi fa in chiave anti siriana e antisciita, non hanno mai attaccato Israele o i suoi interessi, concentrandosi finora proprio sui nemici di Tel Aviv. E non stupisce quindi che Israele non consideri come il proprio principale nemico un movimento che, nei fatti, si è rivelato un oggettivo alleato del cosiddetto ‘Stato ebraico’.
La dichiarazione del diplomatico di Israele in Italia suona tra l’altro come un commento indiretto a quelle che, secondo il Wall Street Journal, sono i tentantivi di avvicinamento da parte dell’amministrazione Obama nei confronti proprio di Teheran, evidentemente visti con il fumo negli occhi dalla classe politica israeliana timorosa che il proprio isolamento possa ulteriormente aumentare. 

Per quanto riguarda le crescenti tensioni a Gerusalemme, Gilon ha puntato il dito sulle responsabilità del presidente dell’Anp Abu Mazen: “Abu Mazen si è rivelato un partner di pace inaffidabile. E’ lui che ha innescato l’escalation, invitando i palestinesi a fare qualsiasi cosa e a usare qualsiasi mezzo per impedire agli ebrei di avvicinarsi al ‘Monte Santo’ (chiamato ‘Monte del Tempio’ dagli ebrei e “Spianata delle Moschee” dai musulmani ndr.) E’ lui che sta facendo giochetti per ottenere un riconoscimento artificiale della Palestina, senza passare da un serio negoziato di pace”. L’ambasciatore ha ribadito che è “pieno diritto israeliano costruire insediamenti nella parte est di Gerusalemme, in quanto la città è stata proclamata da Israele capitale unica e indivisibile dello Stato ebraico dal 1980”. Peccato che la decisione unilaterale degli occupanti non sia mai stata riconosciuta dalle Nazioni Unite. Al contrario il Consiglio di Sicurezza dell’ONU nella risoluzione 478 ha definito la “legge fondamentale” che annette Gerusalemme a Israele nulla e priva di validità, una violazione del diritto internazionale e un serio ostacolo al raggiungimento della pace in Medio Oriente.

Quanto alla decisione della Giordania di richiamare il proprio ambasciatore da Israele, il diplomatico si è augurato che le relazioni tra i due paesi non subiscano mutamenti. “Noi vediamo nella Giordania – ha detto – un nostro alleato, un partner essenziale, con cui condividiamo gli stessi interessi”. 

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