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Messico, monta la rabbia: assalto ai palazzi del potere

Non si placano le proteste in Messico le proteste popolari contro il governo e i legami tra classe politica e bande criminali dopo la strage di Iguala, nel Guerrero, dove il 26 settembre poliziotti e narcos hanno ucciso sei persone e rapito 43 giovani studenti che, secondo quanto confessato da tre dei killer, sarebbero stati uccisi dalla banda dei Guerreros Unidos.

Ad essere presi di mira nelle ultime ore sono stati soprattutto i luoghi simbolo del Governo e dei maggiori partiti di potere del paese, a sottolineare la responsabilità delle istituzioni in quanto accaduto ai ragazzi di Aytotzinapa. 
A respingere il tentativo da parte del governo e del procuratore capo che indaga sulla vicenda, Morillo, di dare per chiusa la vicenda dopo la confessione dei tre narcos sono stati innanzitutto i parenti e i compagni dei desaparecidos, che continuano a chiedere che i loro cari vengano trovati vivi o morti e che tutti i responsabili di quanto accaduto, politici compresi, vengano puniti. Anche perché i resti umani trovati in una discarica nei pressi di Iguala e attribuiti dalle autorità ai corpi dei normalistas di Ayotzinapa non sono dei ragazzi spariti, è emerso dopo i primi esami medici. Sia i periti nominati dal governo sia quelli nominati dai familiari delle vittime hanno escluso che i corpi ritrovati siano quelli dei normalistas, e ora occorrerà aspettare i risultati delle analisi dei campioni inviati al laboratorio dell’Università di Innsbruck, in Austria.
Intanto la rabbia monta. Ieri pomeriggio un folto gruppo di manifestanti ha assaltato la sede del PRI (Partito Rivoluzionario Istituzionale, al governo) a Morelia, il cui aeroporto era invece stato bloccato per alcune ore nel pomeriggio di ieri dai normalistas del Michoacán.
La mattina di martedì 11 inoltre, sempre a Morelia, studenti e insegnanti delle Scuole Normali hanno dato fuoco alla segreteria delle finanze dello Stato del Michoacán per poi preoseguire in corteo sanzionando le sedi del PAN (partito nazionalista e conservatore), della Nuova Alleanza, del PRD (di centro-sinistra, è il partito del sindaco di Iguala, mandante politico dei fatti di Ayotzinapa), del Ministero delle Finanze e del palazzo del Governo. Mobilitazioni analoghe si sono svolte anche nella capitale federale, Città del Messico, dove è stato assaltato il Palazzo Presidenziale, e naturalmente nella capitale del Guerrero, Chilpancingo, dove i manifestanti hanno assaltato le sedi delle istituzioni locali, e poi anche ad Acapulco, dove insegnanti e studenti hanno assediato e poi bloccato l’aeroporto.
E anche nelle ultime ore la rabbia dei settori popolari continua a prendere di mira i palazzi del potere. Circa 500 tra insegnanti aderenti al sindacato di sinistra Ceteg e di studenti della Fede­ra­cion de Estu­dian­tes Cam­pe­si­nos Socia­li­stas de Mexico (Fecsm) hanno di nuovo preso d’assalto e dato alle fiamme il Parlamento de Guerrero, a Chilpancingo. I manifestanti hanno attaccato l’edificio entrando dalle finestre, e una volta all’interno hanno distrutto gli uffici dei deputati mentre all’esterno venivano incendiate sei automobili e sui muri comparivano le scritte “Morte ai partiti politici”, “Topi di fogna”, “APG” (Assemblea Popolare del Guerrero) e “CETEG”. Ad essere presi d’assalto, poi, sono stati anche il ministero regionale dell’educazione e l’ufficio del governatore.
Nel frattempo due “carovane” sono partite da Iguala portando i familiari dei 43 normalistas di Ayotzinapa nelle principali città del Messico per chiedere verità e giustizia e richiamare governo e istituzioni alle proprie responsabilità.
Una delle carovane è partita in direzione nord, verso il confine con gli Stati Uniti, mentre le altre due stanno raggiungendo le frontiere meridionali del Messico e, al termine del tour, la prossima settimana i convogli di autobus e automobili ribattezzati “Bri­gadas Nacio­nales de los 43 Desa­pa­re­ci­dos” si ricongiungeranno nella capitale federale il prossimo 20 novembre con una grande manifestazione convocata allo Zocalo. La prima brigata porta il nome di uno degli studenti scomparsi, Julio Cesar Rami­rez Mon­tes, e toccherà gli stati del Michoa­can, Jali­sco, Zaca­te­cas e Chi­hua­hua. La seconda è dedi­cata a Daniel Solis Gal­lardo e viag­gerà negli stati di More­los, Tlax­cala e Chia­pas (con­ti­guo al Gua­te­mala). La terza è la Bri­gada Julio Cesar Rami­rez Nava e andrà nei municipi di Guer­rero de Tlapa, San Luis Aca­tlan, Ayu­tla, Tecoa­napa, Zihua­ta­nejo, Atoyac e Aca­pulco.
“L’obiettivo è dire alla gente che continueremo a pretendere dal governo che li trovi, che per noi sono vivi e che serve proseguire le ricerche”, ha spiegato Epifanio Alvarez, uno dei familiari dei desaparecidos.
Si tratta di chiedere “alla popolazione il suo sostegno per trovare i giovani”, secondo un membro del comitato studentesco dell’istituto dal quale provengono i giovani scomparsi nel nulla. 

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