Il contestato comico francese Dieudonné è in stato di fermo per apologia del terrorismo. Il provvedimento nei suoi confronti è scattato alle 7 di questa mattina.
L’iniziativa è probalmente legata ad un post del comico su fb nel quale dichiarava di essere “Charlie-Koulibaly”: il primo riferito al settimanale francese colpito dagli jihadisti, il secondo è il cognome di uno dei tre membri del gruppo che ha realizzato gli attacchi dei giorni scorsi a Parigi. In realtà contro il comico, anche lui un franco-africano, da anni è in corso una campagna d’opinione e giudiziaria che lo accusa di antiebraismo per alcuni sketch dei suoi spettacoli. La comunità ebraica francese da tempo conduce contro Dieudionnè una campagna di criminalizzazione che spesso ha trovato riscontro nei tribunali, nelle autorità ed anche nella gauche. Dieudionnè, nel frattempo, si è sempre più avvicinato alla estrema destra francese, anche se in passato si era prestato a iniziative della sinistra, soprattutto sulla Palestina e contro Israele, cosa che però non ha impedito una presa di distanze e l’ostracismo della gauche francese.
Al di là di cosa si possa pensare nello specifico del comico francese, in questi giorni appare evidente come la pubblica esecrazione e le misure giudiziarie contro Deudionnè rischino di rappresentare un serissimo boomerang per la Republique che ha difeso la libertà di espressione nel caso delle vignette islamofobiche di Charlie Hebdo ma che si rifiuta di farlo in altri casi. Se si arrivasse alla conclusione che fare satira contro gli islamici è politicamente e giudiziariamente corretto e farla invece contro gli ebrei non lo è, si paleserebbe quel doppio standard che è il tarlo che rode da dentro la pretesa del mondo occidentale di essere un modello di civiltà universale.
Certo, al momento c’è una differenza che pesa come una montagna. I vignettisti e i redattori di Charlie Hebdo sono stati falciati dai fucili d’assalto di un gruppo jihadista islamico mentre a Deudionnè sono arrivate solo minacce, restrizioni e sanzioni economiche e giudiziarie da parte delle autorità. Ma, sul piano dei principi di laicità della Repubblica Francese, appare difficile decretare che una vignetta dissacrante sia legittima e una battuta in uno spettacolo invece non lo sia. A meno di voler accettare due pesi e due misure, appunto.
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