Quelli che fa non sono cortei, ma “passeggiate”. Quelle che porta in piazza non sono le classiche bandiere neonaziste, ma solo i vessilli della Germania. Quelli che si gridano non solo slogan razzisti, ma “contro l’invasione dell’Islam”, in versione politicamente corretta.
Ma il movimento tedesco noto come Pegida – sigla dell’assai meno rassicurante “Patrioti europei contro l’islamizzazione dell’Occidente” – fondato nell’ottobre scorso da Lutz Bachmann, reduce da numerose condanne per reati comuni, è finito ora sul banco degli imputati per la morte nei giorni scorsi di un giovane immigrato africano.
Martedì mattina il cadavere di Khaled Bahray Idris, un rifugiato politico eritreo di soli 20 anni, è stato ritrovato poco lontano dalla residenza che condivideva con altri sette rifugiati, in un quartiere a sud di Dresda. Di lui si erano perse le tracce lunedì sera quando era uscito a fare due passi; a casa non era più tornato. Il suo corpo è stato ritrovato in una pozza di sangue, nel cortile interno del suo palazzo, con evidenti segni di coltellate al petto e alla gola. La polizia della Sassonia inizialmente non ha compiuto grandi sforzi per investigare su una eventuale aggressione, arrivando addirittura ad affermare che lo squarcio alla gola se lo era procurato cadendo.
Secondo una denuncia realizzata dalla parlamentare verde tedesca Volker Beck la scientifica avrebbe tardato addirittura 30 ore prima di effettuare i rilievi sul luogo dove il giovane era stato ritrovato senza vita, incolpando poi i coinquilini della vittima che sono stati perquisiti e ai quali è stato prelevato il Dna.
Ora sono in molti – attivisti antirazzisti, esponenti politici di sinistra, associazioni e media indipendenti – a far notare che l’omicidio sarebbe avvenuto in concomitanza con lo scioglimento, lunedì sera, della cosiddetta “passeggiata” convocata da Pegida alla quale avevano partecipato circa 25 mila persone, compresi migliaia di estremisti di destra e supporter delle tifoserie razziste delle locali squadre di calcio. Compresi quelli della Dinamo Dresda, i cui tifosi si scambiavano in rete descrizioni dettagliate – troppo dettagliate – delle circostanze dell’omicidio assai sospette. Alla quale poi è seguita una specie di rivendicazione delirante: “via i rifugiati; vi verremo a prendere; è stato il primo, non sarà l’ultimo”.
Del resto, due giorni prima dell’omicidio qualcuno aveva disegnato una grossa svastica sulla porta dell’appartamento dove vivono i rifugiati, accompagnandola con lo slogan “Vi prenderemo tutti”.
Parlando davanti alla sede centrale della Polizia di Dresda il capo di Pegida, Lutz Bachmann, ha detto che la morte dell’immigrato è il risultato di un regolamento di conti ‘interno’ anche se qualcuno vorrebbe addossarne la responsabilità al suo movimento.
Nelle ultime settimane in diverse città della Germania si sono svolti presidi e cortei di protesta contro le manifestazioni, sempre più partecipate, del movimento islamofobo e xenofobo Pegida, e i sospetti che ci possano essere delle frange vicine o addirittura interne alla creatura di Bachmann dietro l’assassinio del giovane eritreo naturalmente ha convinto altre realtà a mobilitarsi. Domenica un corteo è già stato convocato ad Amburgo e un altro a Berlino, mentre lunedì altre numerose iniziative sono state indette con l’obiettivo esplicito di impedire i cortei razzisti.
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