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Ucraina: massiccia offensiva governativa, domenica di sangue

Le voci su un’imminente nuova offensiva dei militari di Kiev contro le Repubbliche Popolari che giravano nei giorni scorsi evidentemente non erano tali, nonostante le rassicurazioni della Giunta ucraina al potere dal golpe di febbraio dell’anno scorso. 

All’alba di ieri i capi militari di Kiev hanno ordinato alle loro truppe un massiccio attacco, con ampio uso di artiglieria, contro diverse città del Donbass assediato, in particolare contro la città di Donetsk e i suoi dintorni.
Poco prima dell’inizio del massiccio bombardamento, il consigliere del presidente ucraino Poroshenko, Yuri Biryukov, ha scritto sul suo profilo Facebook che i soldati avevano ricevuto l’ordine di aprire il fuoco contro le milizie in tutta la zona sud-orientale del paese che si oppone al governo nazionalista. Da parte sua il vicepresidente del Consiglio Nazionale della Repubblica di Donetsk, Denís Pushilin, ha denunciato che l’ennesimo attacco di Kiev dimostra la più completa incapacità da parte del governo di Kiev di continuare i negoziati che avevano portato alla seppur fragile tregua di Minsk, firmata all’inizio di dicembre. Tregua firmata il 9 dicembre in Bielorussia che teoricamente stabiliva il ritiro dell’artiglieria pesante ad almeno 30 chilometri dalla linea del fronte, un massiccio scambio dei prigionieri e la progressiva smilitarizzazione. Ma poi pochi giorni fa il governo ha decretato la mobilitazione generale dei riservisti ed ha iniziato di nuovo le operazioni militari in grande stile, affermando che è suo diritto riprendersi le zone che prima dell’armistizio gli appartenevano, come il disastrato scalo di Donetsk.
Secondo quanto ha riferito Valentín Motuzenko, consigliere del presidente della Repubblica Popolare di Donetsk, i colpi dei cannoni e dei mortai sparati dall’esercito e dai battaglioni punitivi di Kiev raggiungono spesso i quartieri residenziali della città, facendo strage di civili. Numerosi ieri i morti e i feriti, tra cui un bambino di 7 anni e un ragazzino di 16 centrati dai colpi di artiglieria nella loro casa di Vuhlehirsk, una cittadina a 75 km a nord est di Donetsk. Intensi attacchi per tutta la giornata di ieri anche contro la città di Górlovka.
I militari ucraini sparano anche missili Grad contro gli edifici ed usano anche lanciamine e lanciagranate. Le autorità si sono viste costrette a interrompere la circolazione del trasporto pubblico. Come ormai da mesi, duri i combattimenti per il controllo di ciò che rimane dell’aeroporto di Donetsk, area strategica che nel finesettimana era stata riconquistata dalle forze ribelli (che hanno denunciato di aver trovato una grossa quantità di armi di fabbricazione statunitense abbandonate dai governativi) e che secondo quanto sostenuto da Kiev sarebbe ora tornato in parte alle forze di Kiev.
Nelle ultime 24 ore gli ucraini riferiscono la morte di almeno tre soldati e il ferimento di altri 66 mentre nel pomeriggio di oggi i colpi sparati dai governativi hanno centrato un ospedale e una facoltà universitaria nel centro di Donetsk, causando una decina di feriti.
Dura la reazione da parte dell’amministrazione russa alla nuova offensiva ucraina e alla definitiva rottura della tregua, che potrebbe provocare un ulteriore inasprimento delle già tesissime relazioni tra Mosca e Unione Europea con conseguenze economiche e diplomatiche assai gravi. A prendere posizione immediatamente è stato il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov: “la posizione russa consiste in una estrema preoccupazione per i combattimenti e i bombardamenti delle zone residenziali di Donetsk” ha detto l’esponente politico alla radio russa Govorit Moskva, aggiungendo che l’attuale situazione “mina il processo di pace in Ucraina”.
“Facciamo appello alla comunità internazionale affinché reagisca quanto prima di fronte alla situazione e ad aumentare gli sforzi per porre fine al massacro in corso” ha affermato da parte sua Alexandr Kofman, Ministro degli Esteri della Repubblica di Donetsk aggiungendo che la situazione nel suo territorio è già catastrofica.

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