Le autorità egiziane hanno fornito il bilancio di un anno e mezzo di sequestri di beni dei Fratelli musulmani compiuti colpendo la Confraternita, salita al potere grazie alle prime elezioni post-Mubarak e poi messa al bando dopo il colpo di stato attuato dall’esercito, nel suo punto di massima forza: la potenza economica e la capillare rete di assistenzialismo sociale capace di generare consenso e identificazione soprattutto tra le masse più povere delle grandi città.
Il capo del Comitato incaricato di censire i beni della Fratellanza, almeno secondo quanto riportano i principali media egiziani, non ha fornito una cifra del valore dei beni sequestrati. Ma i numeri relativi ai soggetti colpiti sono molto rilevanti: 1.096 associazioni, 901 persone, 532 società, 522 sedi del loro partito “Libertà e giustizia” e 54 della Confraternita stessa, tra cui il quartier generale di al-Mokattam, nella parte est del Cairo. E poi 328 lotti di terreno e anche 460 vetture. I beni di altre 166 persone sono sub judice. L’annuncio arriva in vista del 25 gennaio, quarto anniversario della rivoluzione che, nel 2011, in 18 giorni e al culmine della cosiddetta “Primavera araba”, portò alla caduta del regime dittatoriale e filoccidentale guidato dal presidente Hosni Mubarak. Conquistata la maggioranza in parlamento e collocato il suo esponente Mohamed Morsi al vertice dello stato, la Fratellanza avviò il paese verso una rapida islamizzazione delle istituzioni e della vita culturale.
Ma un anno dopo, i militari sostenuti da una certa mobilitazione popolare e da pezzi del passato regime di Mubarak destituirono Mohamed Morsi e collocarono al potere l’ex-capo delle Forze armate, Abdel Fattah al-Sisi. Dopo una serie di attentati dalla natura controversa e la repressione di alcune proteste organizzata dai Fratelli Musulmani la confraternità nel dicembre 2013 venne messa fuorilegge e poi dichiarata “organizzazione terroristica”.
Il movimento islamista, pur indebolito e attaccato anche dalle frange più estremiste e salafite, si sono appellati a compiere, il prossimo 25 gennaio, “un nuovo sforzo per una rivoluzione” contro Sisi, definito “Mubarak II” proprio mentre l’ex dittatore è stato prosciolto da tutte le accuse nel corso di un processo farsa che lo ha di fatto rimesso in libertà.
Intanto però l’ex-generale e ora presidente della Repubblica Abdel Fattah al Sisi, che si erge a baluardo della laicità, ha fatto sequestrare centinaia di “associazioni” che dovrebbero corrispondere in buona parte a organizzazioni di beneficenza, uno dei punti di forza dei Fratelli: specialmente durante i quasi tre decenni del regime di Mubarak, quando la Fratellanza era già stata dichiarata fuorilegge ma tollerata al punto di vincere 88 seggi in parlamento nel 2005, i Fratelli musulmani erano riusciti a raccogliere simpatie e consensi offrendo scolarità, sanità e alloggi che lo stato non voleva o poteva garantire.
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