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Sudafrica: governo scarcera aguzzino e killer del regime di apartheid, polemiche

Eugene De Kock, sicario e torturatore del regime sudafricano dell’apartheid condannato a due ergastoli e 212 anni di prigione, avrà la libertà condizionale. Lo ha deciso il ministro della Giustizia, Michael Masutha, che ha spiegato di aver preso la decisione “in nome della riconciliazione nazionale”.
De Kock, che ora ha 66 anni, è stato per molti anni a capo di una unità spe­ciale anti-insurrezionale, un vero e proprio squadrone della morte – l’unità C1 della polizia – deno­mi­nata Vla­k­plaas, dal nome del suo quar­tier gene­rale presso una tenuta agri­cola a 20 chilome­tri ad ovest di Pre­to­ria.
Il rilascio dell’uomo, noto per la sua brutalità come “Prime Evil” (male assoluto) ed autore di centinaia di omicidi e sevizie, è però destinata inevitabilmente a suscitare polemiche.
Arre­stato nel 1994 (l’anno in cui, dopo decenni di domi­nio razzista l’African Natio­nal Con­gress vinse le prime ele­zioni libere in Suda­frica e Nel­son Man­dela fu eletto pre­si­dente), De Kock fu rico­no­sciuto col­pe­vole di 89 capi d’imputazione, tra cui omi­ci­dio, tor­tura e sequestro di per­sona ai danni degli oppo­si­tori del Natio­nal Party e del regime dell’apartheid, e condannato, nel 1996, a 212 anni di carcere. 
De Kock solo lo scorso luglio si era visto negare la scarcerazione e tra coloro che si opponevano a questa decisione c’era la stessa ex moglie di Nelson Mandela, Winnie.
In rete e sui social network sudafricani sembrano in effetti essere in maggioranza le reazioni critiche al provvedimento: molti mettono in dubbio che De Kock (che pure, confessando davanti alla Commissione verità e riconciliazione, permise di far luce su centinaia di crimini) si sia mai veramente pentito delle sue azioni. “Assassino” è la parola più comune nei commenti dei molti utenti che considerano sbagliata la decisione e criticano anche pesantemente il ministro. 
Molti mettono in contrasto questa decisione con quella, opposta e presa nelle stesse ore proprio da Masutha, di mantenere in carcere Clive Derby-Lewis, condannato per l’omicidio, nel 1993, dell’allora segretario del Partito comunista sudafricano, Chris Hani, uno dei più popolari politici neri della sua generazione. La domanda di scarcerazione per motivi medici di Derby-Lewis è stata respinta per mancanza di sufficienti basi, ma il ministro della Giustizia ha specificato di non credere neanche che l’uomo, ex parlamentare di estrema destra, provi qualche rimorso.
Un altro assassino dell’era dell’apartheid, Ferdi Barnard, ha visto infine ancora rinviata la sua domanda di scarcerazione: la commissione incaricata di esaminarla ha chiesto una proroga dei termini per svolgere il suo compito.

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