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Israele: altre 450 case nelle colonie in Palestina. Olp: “crimine di guerra”

Dopo la costrizione di 200 case a Gerusalemme est (annessa illegalmente da Israele) disposta lo scorso novembre, oggi è arrivata la notizia, diffusa dalla Ong israeliana “Peace Now”, secondo la quale il governo israeliano avrebbe riproposto oggi annunci di appalto per la costruzione di altre 450 case nelle Colonie realizzate nella Cisgiordania occupata. A confermare la notizia anche un tweet della Ong “Terrestrial Jerusalem”.

Secondo “Peace Now” la metà di questi nuovi edifici sarebbero oltre la Barriera di separazione – come Tel Aviv ha ribattezzato il muro dell’apartheid – costruita da Israele all’interno del territorio occupato con la scusa di proteggersi così dagli attacchi dei palestinesi. Gli appalti riguardano gli insediamenti colonici cisgiordani di Kiryat Araba (102 alloggi), Adam (114), Elkana (156), Alfei Menashe (78). Includono anche Maaleh Adumim ed Emmanuel, dove saranno costruiti un albergo ed uffici vari. Separatamente, aggiunge Peace Now, nel rione ebraico di Ghilo (Gerusalemme est) sono inoltre in fase iniziale di progettazione altri 93 alloggi. Durissima la reazione dell’Olp: “Quello che gli israeliani annunciano fa parte di una guerra più ampia…Contro il popolo palestinese – ha affermato Wassel Abu Yusef, responsabile dell’Organizzazione per la liberazione della Palestina – questo è un crimine di guerra che dovrebbe portare la questione insediamenti dinanzi alla corte penale internazionale”. Yusef ha anche chiesto la Corte penale internazionale, alla quale dal 31 dicembre anche la Palestina, apra un’inchiesta “per crimini di guerra” contro Israele sulla questione delle colonie. 
“Dopo aver imbarazzato l’amministrazione Obama con l’invito al Congresso, il premier Benyamin Netanyahu dà adesso un altro schiaffo in faccia agli americani e mostra che Israele non ha rispetto verso il suo più stretto alleato” ha affermato un portavoce di Peace Now secondo il quale l’annuncio sia una mossa da inquadrare nell’ambito della campagna elettorale in corso in Israele dove si voterà il 17 marzo. Anche se il portavoce di Netanyahu, Mark Regev, ha dichiarato di non essere al corrente di questa informazione e ha messo in dubbio la serietà della Ong che ha denunciato l’ennesima colata di cemento sionista in Palestina, che d’altronde rappresenta una strategia di colonizzazione e assimilazione dei territori palestinesi occupati ormai da molti anni a questa parte e al di là del colore politico degli esecutivi di Tel Aviv.

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